Si è accasciato sulla spiaggia ed è morto. Non sono serviti a niente i soccorsi repentini di chi, solo pochi minuti prima, lo aveva aiutato a portare a riva la sua barca, lì a Montauro. A nulla è servito neppure l’uso di un defibrillatore, prestato da una struttura balneare della spiaggia. Se n’è andato così Giovanni Aiello, l’ex poliziotto della Mobile di Palermo vicino ai servizi segreti e al centro di casi oggi ancora insoluti. Lo conosciamo tutti come faccia da mostro, inquietante soprannome dovuto al grosso sfregio sul suo volto dovuto a un colpo di fucile. Una faccia, la sua, difficile da dimenticare. Lo sa bene Vincenzo Agostino, papà di Nino, l’agente ucciso il 5 agosto dell’89 a Villagrazia di Carini insieme alla moglie incinta, Ida Castelluccio. Lo sa bene, proprio perché lui quella faccia l’ha vista settimane prima dell’omicidio del figlio e lo dichiara più volte, a gran voce. L’ultima è il 26 febbraio 2016, dopo un confronto all’americana predisposto nell’aula bunker dell’Ucciardone.
«Mi auguro che la procura reggina disponga un’autopsia che accerti le reali cause della sua morte. Siamo distrutti, nemmeno lui pagherà mai», commenta a MeridioNews Nunzia Agostino, sorella dell’agente ucciso 28 anni fa. Notizia che, tuttavia, non sembra coglierla completamente di sorpresa: «Mi aspettavo che succedesse qualcosa ad Aiello – afferma – Anzi mi aspettavo succedesse prima. Aiello nascondeva troppi segreti. Per qualcuno rappresentava un pericolo concreto. Troppe procure stanno indagando su quello che ha fatto e non mi riferisco solo al delitto di mio fratello». Solo un mese fa, infatti, era entrato a gamba tesa fra i protagonisti dell’inchiesta reggina sui mandanti degli attentati ai danni dei carabinieri compiuti nel 1994 a Reggio Calabria, ‘Ndrangheta stragista, e indagato per induzione a rendere dichiarazioni false all’autorità giudiziaria. Secondo i magistrati avrebbe avuto presunti rapporti anche con Bruno Contrada, l’ex numero due del Sisde, e partecipato al patto fra ‘ndrangheta e Cosa nostra negli anni delle stragi per destabilizzare lo Stato.
Nonostante le pesanti ombre su questo personaggio, in tutti questi anni Aiello si è sempre dichiarato estraneo ai fatti a lui collegati e nessuna procura è riuscita mai a incriminarlo. «Evidentemente godeva di “protezioni eccellenti”, era troppo sicuro di sé», conclude Nunzia, amareggiata. Lei, e il resto della famiglia, sono molto provati. Perché la morte di Aiello lascia inevitabilmente in sospeso dubbi e quesiti a cui si cerca risposta da troppo tempo: il fallito attentato dell’Addaura contro Falcone, l’omicidio Agostino, la strage di via D’Amelio, le dichiarazioni dei numerosi pentiti. «È morto da innocente, da mesi la Procura di Palermo aveva archiviato le indagini a suo carico», affermano di contro gli avvocati Eugenio Battaglia e Ugo Custo, difensori dell’ex poliziotto. «La famiglia di Aiello – aggiungono – dopo anni di sofferenze non merita ulteriori atti di sciacallaggio sulla figura del parente prematuramente scomparso».
AGGIORNAMENTO ore 16.40 – Sarà effettuata nelle prossime ore l’autopsia di Giovanni Aiello. A disporlo è stato il sostituto procuratore di Catanzaro, Vito Valerio. Terminato l’esame esterno sul corpo di Aiello effettuato dal medico legale Isabella Aquila, dell’Università Magna Grecia del capoluogo calabrese. Aiello viveva in un’abitazione a pochi metri di distanza dalla spiaggia insieme alla moglie. Dalla Sicilia, dopo avere appreso la notizia del decesso, è giunta la sorella.
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