«Gravi negligenze e censure». Per questo la pm di Agrigento Elenia Manno ha chiesto il processo per tre sanitari in seguito alla morte – per una malaria non diagnosticata – della 44enne giornalista e insegnante Loredana Guida avvenuta lo scorso gennaio. Si tratta di un medico di base, del sanitario del Pronto soccorso che ha gestito il suo primo accesso all’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento e di uno della guardia medica dove la donna era andata prima di aggravarsi. Richiesta di archiviazione, invece, per i due paramedici che che sono intervenuti il giorno dell’ingresso e per i due sanitari che hanno operato sulla paziente quando le sue condizioni erano ormai critiche. Per il pubblico ministero a loro non si può attribuire nessuna responsabilità.
L’inchiesta è stata avviata dopo le denunce dei familiari della giornalista che, tornata in Sicilia dalla Nigeria, aveva avvertito i primi sintomi febbrili. In un primo momento, la procura aveva iscritto nel registro degli indagati, con l’accusa di omicidio colposo, sette persone tra medici e paramedici che hanno trattato il caso. Nello specifico, i parenti hanno denunciato che, nonostante la donna avesse fatto presente sia al suo medico curante che a quello del Pronto soccorso di essere da poco rientrata dall’Africa, non sarebbero stati prescritti esami specifici per la sua febbre alta.
Al suo primo accesso in Pronto soccorso, la giornalista sarebbe rimasta circa nove ore al triage. Quattro giorni dopo, un sanitario della guardia medica le avrebbe poi somministrato solo delle gocce. L’indomani le sue condizioni si sono aggravate e la donna è tornata in ospedale per essere sottoposta a test specifici che consentono di diagnosticare la malaria. A questo punto, viene avviato il trattamento ma la malattia è in stato troppo avanzato. Guida entra in coma e muore, nove giorni dopo, mentre si trova ricoverata nel reparto di Rianimazione.
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