Morta dopo intervento al Civico, cause ancora ignote Il marito: «Non ho notizie dei magistrati da un anno»

Morta l’anno scorso a 36 anni dopo un intervento di routine all’utero, atteso per otto mesi, la scomparsa di Grazia Sinagra resta ancora oggi senza risposte. «Se n’è andata un anno fa, il 6 novembre, e ad oggi non ho alcuna notizia da parte dei magistrati impegnati sul caso – dice il marito Giuseppe Crivello -, non so nulla dello stato delle indagini». Esiste infatti un fascicolo aperto per omicidio colposo che vedrebbe indagato il primario di Ginecologia dell’ospedale Civico, dove la donna è morta, e un altro medico. «Mi hanno detto che è per questo che stanno perdendo tanto tempo prima di potermi dire qualcosa, prima di confermare tutto – torna a dire il vedovo -. Insomma, a distanza di un anno non so nulla, né soprattutto cosa sia successo a mia moglie dentro quella sala operatoria. E per i magistrati è normale così, hanno sequestrato tutto per le indagini ma con me non parlano».

Silenzio anche sui risultati dell’autopsia, eseguita alla morte della donna per fare luce su ciò che aveva provocato l’arresto cardiaco che alla fine l’ha uccisa, dopo aver superato un intervento «andato brillantemente», a sentire gli immediati commenti dei medici ai familiari. «A distanza di un anno non è stata ancora depositata la consulenza tecnica, nonostante siano decorsi da tempo i termini, che in genere sono 90 giorni dall’esecuzione – conferma anche l’avvocato di Crivello, Christian Vannucchi -. Abbiamo sollecitato e c’è stato risposto che ci verrà comunicato, ma ancora niente. Non è certo una tempistica normale, è questa la cosa che dà più fastidio, vorremmo sapere qualcosa. Per dare quanto meno alla famiglia il modo di interloquire sugli esiti della consulenza, così siamo completamente all’oscuro delle cause della morte». Senza contare che il legale non avrebbe neppure ricevuto tutte le copie dell’incartamento delle indagini in corso. Crivello continua ad aspettare con pazienza, lui che già all’indomani della morte della moglie diceva di volere verità e non vendetta, «non voglio un colpevole a tutti i costi», ripeteva a più riprese.

Rimasto aggrappato a una storia senza risposte che si trascina da marzo 2017, da quel continuo e strano mal di pancia della moglie e dalla presenza di sangue nell’urina, non gli resta altro che il suo dolore e due figlie che lo risollevano ogni volta che pensa di essere sprofondato del tutto. Una storia, quella di Grazia Sinagra, che ha preso sin da subito la piega sbagliata. Da quando, oltre un anno fa, alla scoperta di avere entrambe le ovaie compromesse – a causa di una massa di sette centimetri in una e di quattro nell’altra -, aderenze, un nodulo al retto e un fibroma, vede scrivere il suo nome in una lista d’attesa. Che dovrebbe trovare fine dopo un paio di mesi ma che invece la lascia appesa, tra lungaggini burocratiche e urgenze dell’ultimo minuto, per otto mesi. Malgrado queste premesse, l’intervento viene eseguito con successo dallo staff del Civico. I medici mostrano soddisfazione quando escono dalla sala operatoria per parlare con Crivello, sebbene le condizioni iniziali della donna fossero piuttosto compromesse. «Nella peggiore delle ipotesi, avrebbe potuto portare un sacchetto, permanente o meno, o perdere le ovaie. Ma non morire, questo non lo aveva messo in conto nessuno», racconta il marito.

Uscita dalla sala operatoria ecco l’arresto cardiaco. I medici agiscono in fretta e la salvano. Ma lei non si risveglia più per tutta la settimana, che trascorre ricoverata nel reparto di Rianimazione del Civico. Fino alla morte. «Doveva essere un intervento di routine, così mi avevano detto, tra le mani del migliore su piazza. E invece Grazia è morta e nessuno ha saputo dirmi perché, mentre gli indagati continuano a lavorare normalmente». E al silenzio dei medici si aggiunge adesso quello dei magistrati che, barricati nei loro uffici, sembra stiano tenendo fuori dal caso l’unico a cui, insieme a quelle due bambine, dovrebbero dare conto. 

Silvia Buffa

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