Morirono ventisei persone quel giorno di agosto. Una traversata che si trasformò in tragedia. Il barcone fatiscente era salpato il 26 agosto dalle coste della Libia, precisamente da Zuwarah, a bordo c’erano 462 migranti.
La Cassazione ha adesso stabilito che gli scafisti arrestati commisero un omicidio, diversamente da quando sostenuto dal Gip Giuliano Castiglia che li aveva scarcerati per quell’accusa. Confermata quindi l’ipotesi dei pm Maurizio Scalia, Geri Ferrara e Claudio Camilleri, secondo cui gli indagati non si limitarono a commettere il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma, stipando fino all’inverosimile gli extracomunitari sull’imbarcazione e impedendo a chi era sotto coperta di salire su, furono responsabili del loro decesso per asfissia. Una valutazione condivisa dal Riesame che aveva annullato l’ordinanza con cui il gip di Palermo. I termini di custodia per il reato di favoreggiamento stavano per decorrere. I poliziotti della Squadra mobile arrestarono Ali Rouibah, Imad Busadia, Suud Mujassabi, Abdullah Assnusi e Shauki Esshaush.
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