Questo giornale non ha mai fatto mistero delle sue simpatie politiche. Che vanno tutte a quei partiti che finora non hanno governato la Sicilia. Alias, non hanno contribuito a metterla in ginocchio trascinandola in un vortice da cui sarà difficilissimo uscire. Chiunque vinca domenica prossima avrà dinnanzi uno scenario finanziario apocalittico.
Tutta colpa del governo Lombardo-Pd? No. I governi di prima con i vari Pdl e Udc, non sono stati meglio. Tant’è che oggi a rimpiangere Cuffaro sono solo quelli che avevano accesso alla sua mangiatoia. Di certo non lo rimpiangono i comuni mortali. Su tutti il peso di uno Stato italiano nemico che resta creditore della Sicilia, come di tutto il Sud Italia, come dimostrato dagli analisti della Svimez. E con l’attuale governo Monti, si va di male in peggio. Vedi caso, ad appoggiare questo esecutivo, ci sono gli stessi partiti che hanno distrutto la Sicilia: Pdl, Pd e Udc.
Fatta questa premessa, va da sè che sogniamo che dalle urne esca un quadro politico completamente nuovo. Non ci soffermeremo sui candidati alla Presidenza della Regione. Eccezione fatta per i sondaggi che danno vincente il grillino Giancarlo Cancelleri (questa si che sarebbe una rivoluzione) è molto probabile che quel ruolo venga ricoperto da un candidato sostenuto dai grassi e grossi partiti nazionali.
Che, evidentemente, hanno più mezzi, più o meno leciti, dei rappresentanti dei piccoli partiti, per raggiungere la meta. Sotto questo punto di vista, dobbiamo ammettere, che ci è dispiaciuto vedere Nello Musumeci allearsi con il Pdl. E’ una persona dal passato limpido, autonomista quando ancora in Sicilia non andava di moda il tema. Ma evidentemente la sua ambizione ha superato i suoi principi. Perché non abbiamo capito, e non ha mai spiegato, come possa conciliare la sua cultura sicilianista e di destra sociale con il partito di Berlusconi, che appoggia uno dei governi più anti democratici e vessatori della storia italiana.
Detto questo, il nostro sogno si concentra sull’Ars. Sarebbe già mezza rivoluzione se a occupare i suoi scranni fossero persone perbene e senza colpe. Animate da passione politica, con dei valori precisi. Gente che non considera le istituzioni un luogo dove fare carriera e che vuole impegnarsi per il bene comune.
In primis, ci piacerebbe vedere a Sala d’Ercole, gli indipendentisti siciliani. Quelli veri. Il tempo ha dato ragione a chi vuole staccarsi da una Italia e da una Ue sempre più in mano alla peggiore massoneria e ai peggiori poteri forti. Per salvarsi la pelle, con la scusa degli equilibri finanziari che nulla hanno che fare con l’economia reale, stanno soffocando i cittadini. Dove sono candidati i veri indipendentisti? Purtroppo in liste diverse. Non sono stati capaci di unirsi, ma più di altri meriterebbero un ritorno all’Ars. Cerchiamoli, al di là dei nomi dei partiti dentro cui si sono rifugiati, sono una speranza.
I grillini. Loro con ogni probabilità, all’Ars, ci sarannno. Ed è un bene. Si tratta di ragazzi che non si sono sporcati le mani e che sognano di cambiare la Sicilia per non essere costretti ad andare via. Acqua frseca nel deserto. Ben vengano.
La Sinistra. Quella vera, non il Pd, dove tranne rarissime eccezioni, si concentrano inciucisti, affaristi e opportunisti. Quanto tempo è che all’Ars non si sente una voce che parli a nome delle categorie più deboli? Una voce laica contro l’ipocrisia dei finti partiti cattolici che si fanno il segno della croce, ma poi consentono la macelleria sociale di Monti &co.
I Forconi di Mariano Ferro. Coraggiosi e veraci. Si sono fatti sentire da tutta l’Italia con la loro protesta contro un sistema che aveva assassinato uno dei settori fondamentali dell’economia siciliana: l’agricoltura. Non potrebbe che rapparesentare un valore aggiunto avere, tra gli scranni del Parlamento siciliano, i rappresentanti di un movimento che hanno vissuto sulla loro pelle il dramma di migliaia di produttori.
Dimentichiamo qualcuno? Sicuramente. Ma non dimentichiamo che i responsabili dello sfascio in cui viviamo hanno un nome: Pdl, Mpa, Pd e Udc
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