«Sulle istanze sollevate dall’occupazione del teatro Montevergini non c’è chiusura da parte dell’amministrazione, sono le modalità che non possono essere condivise». Passato il weekend, l’assessore alla Cultura Andrea Cusumano si esprime così dopo i primi giorni di permanenza da parte del gruppo informale e composito di cittadini – come si sono autodefiniti – che dal 7 ottobre vive all’interno dello spazio culturale. «Da tempo stiamo lavorando per una gestione condivisa del teatro – continua l’assessore – e a tal proposito c’è pure un mio atto di indirizzo approvato dalla giunta. Il progetto prevede l’istituzione del Biondo come teatro nazionale, col Montevergini aperto alle associazioni. Per questo non ritengo l’occupazione un’operazione condivisibile».
Negli scorsi giorni, intanto, artisti e cittadini – al ritmo di un’assemblea al giorno – hanno ragionato sulla prosecuzione e sull’indirizzo da dare a questa esperienza. Con due tavoli di discussioni aperti alla cittadinanza, su cui ciascuno può intervenire: beni comuni e programmazione artistico-culturale. Gli occupanti si sono subito confrontati con Emma Dante, che al Montevergini ha le ultime settimane di prove della Scuola dei mestieri dello spettacolo, e alla direttrice della Scuola è stato garantito che le lezioni non verranno ostacolate. Stesse rassicurazioni anche per Roberto Alajimo, il direttore del Biondo che venerdì pomeriggio era giunto preoccupato al Montevergini.
Chi staziona attualmente al teatro garantisce che «il portone era aperto, non abbiamo scassato porte o serrature, siamo semplicemente entrati e abbiamo comunicato ai guardiani e all’amministrazione che di lì a poco avremmo indetto la prima assemblea. Noi – proseguono gli occupanti – non pensiamo di erigere un fortino, piuttosto pensiamo ad una liberazione di uno spazio usato a intermittenza e comunque molto grande e già molto attrezzato. Non vogliamo arrogarci un diritto esclusivo sulle scelte riguardanti questo spazio, ma aprire un processo di gestione delle proprietà pubbliche come beni comuni e di sperimentazione di forme di governo orizzontali e partecipate su cui l’amministrazione sino ad adesso non ha dimostrato sufficiente coraggio e capacità di visione».
Si guarda al modello Napoli, dove l’amministrazione De Magistris da tempo ha avviato un dialogo costante con centri sociali e movimenti e associazioni, dedicando un assessorato ai beni comuni e appoggiando anche le occupazioni. Un esempio che a Palermo si vorrebbe replicare. Al momento Cusumano chiude qualche porta e ne lascia aperte altre. «Non capisco perchè per parlare col sottoscritto si debba occupare uno spazio – dichiara l’assessore -. Con alcuni di loro io ho piu’ volte dialogato. Escano dal Montevergini e un minuto dopo ci incontriamo, magari nello stesso teatro. Capisco la maggiore richiesta di spazi, ma ci tengo a precisare che questa amministrazione ha assegnato a titolo gratuito quasi 200 beni confiscati, e con percorsi legali ed uguali per tutti ha riaperto molti altri posti. Dico no – conclude Cusumano alle scorciatoie illegali, mentre mi pare auspicabile un’accelerazione della pratiche ma sempre all’interno del circuito legale».
Intanto al Montevergini proseguono le attività artistico culturali. Per questa sera, a partire dalle ore 21, è prevista la proiezione di Hippie Sicily, un documentario del 2014 di Salvo Cuccia sulla comune hippie di Terrasini, attiva negli anni ’70 e che racconta del sentire di quegli anni e del contesto underground italiano e internazionale in cui l’idea di vita comunitaria prende vita. A impreziosire le immagini anche alcune immagini inedite di Alberto Grifi, tra i massimi esponenti del cinema sperimentale italiano. Successivamente sarà possibile dialogare direttamente con l’autore dell’opera Salvo Cuccia.
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