Montedoro, vendemmia nei terreni confiscati alla mafia Storie di restanza e legalità dei giovani che li coltivano

È iniziata la raccolta dell’uva coltivata nei terreni confiscati alla mafia in contrada Mulinello a Montedoro, in provincia di Caltanissetta. In quelli che un tempo sono stati parte del patrimonio dei fratelli Gaetano e Nicolò Falcone, appartenenti alla famiglia mafiosa di Montedoro, oggi lavorano i giovani della cooperativa sociale Verbumcaudo. Questa mattina per inaugurare la vendemmia erano presenti le prefetta di Caltanissetta Cosima Di Stani, il comandante provinciale dei carabinieri Baldassarre Daidone, il capo del centro Dia Emanuele Licari, il comandante della guardia di finanza Giuseppe Ialacqua e il sindaco di Montedoro Renzo Bufalino.

Il patrimonio complessivo confiscato ai due fratelli Falcone (Gaetano di 75 anni e Nicolò morto il 15 giugno del 2019), dal valore di 2,5, milioni di euro, è costituito da cinque aziende agricole e 87 immobili – tra fabbricati e terreni – oltre che da rapporti bancari. I Falcone, ritenuti uomini d’onore di Montedoro (Nicolò ha rivestito il ruolo di rappresentante, anche con funzioni apicali, di Cosa nostra del Nisseno) avrebbero investito anche nel settore agricolo i guadagni delle attività illecite mafiose

Nello specifico la confisca ha riguardato la ditta individuale Falcone Nicolò per la coltivazione di cereali e riso di via cardinale Guarino; le aziende Di Raimondo Anna appartenenti alla moglie, con frutteto, vigneto e oliveto e un’altra zootecnica per l’allevamento di ovini, di cui la prima, situate una in via Guarino e l’altra in contrada Marcato. A queste si aggiungono alcuni terreni, fabbricati e abitazioni nelle contrade Marcato e Saie di Montedoro e in contrada Sabugia a Serradifalco: nel dettaglio si tratta di 54 terreni a Montedoro, 33 a Serradifalco e tre costruzioni. 

A ridare valore a terreni tolti alla criminalità organizzata, adesso è un gruppo di giovani del territorio: altri 151 ettari vengono coltivati a origano, pomodori e cereali. Fino al 1983 Verbumcaudo apparteneva ai fratelli Greco – boss reggenti della
famiglia di Ciaculli – ma nel 2011, una volta acquisito dall’assessorato all’Economia della
Regione Siciliana, il feudo è rinato tramite il Consorzio madonita per la legalità e lo sviluppo. Diciannove comuni delle alte e basse Madonie hanno selezionato giovani del territorio interessati alla formazione professionale in
ambito cooperativo
e, dopo un periodo di formazione, è nata la cooperativa sociale Verbumcaudo.

L’impegno adesso è quello di gestire i terreni per fare in modo che tornino alla legalità e all’attività economica
trasparente
e per dare vita a una filiera umana, sociale e produttiva che coinvolga direttamente gli
abitanti e i giovani del territorio. Le storie delle ragazze e dei ragazzi della cooperativa sono
storie di restanza: sono tutti giovani – ingegneri, geologi, guide naturaliste, agronomi, commercialisti e addetti alle lavorazioni agricole – che stanno scegliendo di investire nell’entroterra siciliano.

Redazione

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