Moni Ovadia a Palermo dopo l’addio alla comunità ebraica

di Gabriele Bonafede

Lo ha annunciato ieri, con parole dure, sulle pagine del Fatto Quotidiano, dopo l’esclusione dal festival milanese Jewish and the city: “Lascio la comunità ebraica perché qualcuno ha posto il veto alla mia presenza. E gli altri hanno ceduto.” Perché? Chiede Silvia Truzzi del “Fatto”:  “Per le mie posizioni critiche nei confronti del governo Netanyahu.“

Moni Ovadia. Foto tratta da wikipedia

L’intervista è su: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/05/moni-ovadia-lascio-comunita-ebraica-fa-propaganda-a-israele/766554/.

Tutto questo alla vigilia della ricorrenza sulla notte dei cristalli (pogrom nazista del 9 novembre 1938, ma che iniziò il 7) e del prossimo spettacolo a Palermo, domani sera al Teatro Jolly e che si replicherà fino al 10.

L’artista di origine ebrea e bulgara ha sempre criticato il governo Netanyahu e le occupazioni dei coloni, trovandosi spesso insultato da ebrei estremisti, come afferma anche nell’intervista sul Fatto Quotidiano.

A Palermo verrà dunque all’indomani di una giornata particolare, è il caso di dirlo, con il suo spettacolo ”Il registro dei peccati”, recital-reading intorno al microcosmo chassidico degli ebrei dell’Europa dell’Est. “Ovadia – come si legge nelle note di regia pubblicate dal teatro Jolly – vuole portare il suo pubblico in una spiritualità apparentemente lontana dalla nostra ma che in realtà grande influenza ha generato sulla cultura europea, con le sue ripercussioni su Marx, Einstein, Kafka, Chagal, sino ad arrivare alla letteratura americana contemporanea.”

“Il recital prevede infatti un’immersione totale nel mondo chassidico, un mondo contraddistinto da una tensione unica volta a glorificare la fragilità umana e la grazia malinconica dell’esilio: quella tensione sofferta e viscerale che secondo Ovadia viene sempre meno nel nostro mondo e di cui l’uomo avrebbe fortemente bisogno per ricostruire le fondamenta della giustizia.”

Il chassidismo è una corrente dell’ebraismo fondata da Israel ben Eliezer ed è anche l’incontro tra vivacità e fervore spirituale religioso, caratterizzato, tra l’altro, dall’esprimersi  nella gioia e nella santità delle danze e dei canti.

Così conclude la nota del Jolly: “La chiave speciale per scavare in profondità è riposta anche nell’umorismo ebraico, il ‘bagliore di luce’”, come proposto dal chassidismo, che è “necessario per sconfiggere le brutalità e le arroganze del mondo che ci circonda. La meta finale di questo grande cammino è semplice e al tempo stesso suggestiva: la riconquista totale della propria dignità”.

Non solo cabaret, dunque, al rinato Jolly di Palermo, ma anche testi e rappresentazioni di grande impegno e di cultura poliedrica, aperta, e con forti motivazioni su temi di grande attualità politica, filosofica e internazionale.

Gabriele Bonafede

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