Mongiuffi, l’ex metronotte ucciso dal vicino di casa Tra i due attriti per gestione degli animali da cortile

Cattivi rapporti di vicinato. Dietro l’efferato delitto dell’ex metronotte Pietro Lo Turco ci sarebbe proprio questo movente. Ad arrestare il responsabile, a poco più di due mesi dall’omicidio, sono stati i carabinieri della compagnia di Taormina. In manette è finito il 65enne Leonardo Lo Giudice, operaio sposato con tre figli. Sarebbe lui l’uomo che, con tre colpi di fucile calibro 12 caricato a pallettoni, ha ucciso Lo Turco che lo scorso 1 ottobre era andato a raccogliere legna nel suo fazzoletto di terra a Mongiuffi Melia

Ma qui ad attenderlo ci sarebbe stato l’operaio che, secondo la ricostruzione dei R.I.S.,
dopo aver esploso i primi due colpi, avrebbe avvicinato il fucile alla testa della vittima premendo per la terza volta il grilletto. «Un corpo letteralmente decapitato», così oggi in conferenza stampa ha detto il comandante Iacopo Mannucci Benincasa per descrivere l’efferatezza del delitto. Il fatto di sangue aveva lasciato sgomenti gli abitanti del piccolo centro messinese. Ma proprio dalle testimonianze, i carabinieri sono venuti a conoscenza degli attriti che da anni c’erano tra i due. «Beghe di vicinato – ha spiegato Benicasa – dovute alla cattiva gestione degli animali da cortile da parte della vittima che avrebbero creato negli anni un sentimento di astio tra i due, poi sfociato nel delitto». 

A incastrare il 65enne
la traccia Gps della scatola montata sulla sua auto dalla compagnia assicurativa, e il fucile trovato dai carabinieri nella sua abitazione. In questi mesi sono state censite tutte le armi legalmente detenute: dalla comparazione dei bossoli con il fucile, i Ris hanno individuato l’arma e quindi Lo Giudice, che aveva sempre negato di trovarsi quel giorno e a quell’ora nel luogo dell’omicidio. Per l’uomo oggi l’interrogatorio di garanzia. Durante l’interrogatorio di garanzia, svoltosi questo pomeriggio, Lo Giudice ha confessato il delitto confermando il movente con discussioni derivanti dai cattivi rapporti con la vittima e, nello specifico, dalle critiche sulla cattiva tenuta degli animali custoditi in un terreno adiacente.

Simona Arena

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