Sono state assolte dal reato di maltrattamenti in concorso, aggravato dall’abuso di autorità e dalla violazione di doveri di pubblica funzione, le due maestre della scuola dell’infanzia De Amicis di Modica (in provincia di Ragusa). Per la 65enne Graziella Spadaro e per la 51enne Giuseppina Nicolosi l’accusa aveva chiesto la condanna a tre anni e sei mesi di reclusione. Per le due maestre la sentenza di assoluzione è arrivata ieri dopo le arringhe difensive da parte degli avvocati Enzo Trantino, Tiziana Aloisio e Enrico Platania.
Dalle indagini condotte dalla squadra mobile di Ragusa non sarebbero emersi «elementi tali da fare presumere comportamenti violenti, minacciosi o vessatori nei confronti degli alunni né che tali comportamenti hanno avuto una gravità tale da cagionare sofferenze psichiche e fisiche agli alunni», ha sostenuto il giudice. Nel corso del dibattimento, in aula sono stati sentiti molti testimoni. Tra questi anche i genitori di alcuni bambini – che si erano costituti anche parte civile – che hanno raccontato della loro preoccupazione di fronte al rifiuto dei figli di andare a scuola, hanno riferito di incubi e malesseri dei bambini. Il personale della scuola, invece, sentito a processo, non avrebbe offerto elementi di conferma di comportamenti scorretti delle due maestre così come le parole di altri genitori hanno sostenuto le insegnanti.
È stato lo stesso avvocato Trantino, durante la sua arringa difensiva di ieri a citare alcune delle frasi che sarebbero state pronunciate dalle maestre – «Basta, ma sei sciocco? Se piangi ancora ti lascio solo»; «Dormi? La prossima volta stai a casa e lo dici alla mamma»; «Ma è stupido questo?» – sostenendo che avrebbero solo compiuto il loro dovere di rimproverare i bambini, non individuando nessun tipo di condotta aggressiva. Il legale ha poi citato anche l’episodio del morso. Nella ricostruzione venuta fuori anche nel corso delle indagini – con le telecamere che furono piazzate nell’aula con 22 bambini – un bimbo avrebbe dato un morso sulla spalla a un compagno e la maestra avrebbe reagito dandogli uno schiaffo sulla bocca e dicendo: «Non lo fare più». Per tutta risposta, il bambino avrebbe detto: «E io non vengo a scuola». Una frase a cui l’insegnante avrebbe ribattuto: «Bene, avremo un cagnolino in meno». Anche in questo episodio, per gli avvocati difensori non ci sarebbe stato nessun comportamento eccessivo tale da sfociare in maltrattamenti. Una tesi sostenuta dal giudice che l’ha riqualificato in abuso di mezzi di correzione o disciplina, reato ormai prescritto e quindi non procedibile.
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