Misterbianco sciolto per mafia: un anno di scandali Il vicesindaco, il consigliere e la squadra di calcio

«Al massimo possono sciogliere il sale nell’acqua di una pentola». La sicurezza sbandierata dal sindaco Nino Di Guardo il 23 novembre 2018 adesso è sparita. A leggere la sua lettera di commiato dall’amministrazione pubblica di Misterbianco, lo stesso Comune del quale aveva dichiarato di volere morire da primo cittadino, il tono è quello di chi si sente vittima di una grave ingiustizia. La più grave di tutte, per un politico: lo scioglimento per mafia del Consiglio comunale. Un provvedimento pesantissimo, preso dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese sulla base della relazione degli ispettori inviati dalla prefettura di Catania. Alla luce di tutti gli scandali che hanno tramortito l’intera città alle porte di Catania.

Il vicesindaco Carmelo Santapaola e l’aggravante mafiosa
Il 16 novembre 2018 gli uomini della guardia di finanza di Catania appongono i sigilli all’Orso bianco caffè di via Milano, nella frazione di Monte Palma, a Misterbianco. Secondo l’inchiesta Revolution bet, in quel locale si giocavano scommesse su un circuito abusivo e controllato dalla criminalità organizzata. Come rivelato da MeridioNews, l’attività commerciale era intestata al figlio 25enne di Carmelo Santapaola, vicesindaco di Misterbianco. Il 21 novembre 2018 scatta la seconda parte dell’inchiesta, Revolution bet 2, e Carmelo Santapaola viene messo agli arresti domiciliari. Secondo la procura, che alla chiusura delle indagini gli contesterà anche l’aggravante mafiosa, il numero due del sindaco Nino Di Guardo è il reale proprietario del locale assieme ai suoi tre cugini: Carmelo, Vincenzo e Giuseppe Placenti, indicati dai pm come appartenenti a Cosa nostra e referenti mafiosi a Misterbianco e nella frazione di Lineri.

Il sindaco Di Guardo, pur
chiedendo e ottenendo le dimissioni di Santapaola, minimizza da subito: «Un fatto personale, niente a che vedere con l’amministrazione», sostiene. Non la pensano così i magistrati di piazza Verga, che nell’ordinanza di custodia cautelare parlano esplicitamente di una «una occupazione sistematica dell’istituzione comunale di Misterbianco volta ad avere un controllo pieno di appalti e assunzioni». In una conversazione intercettata, Vincenzo Placenti discute della possibile creazione di una cooperativa: «Noi la facciamo e ci fanno vincere gli appalti – dice Vincenzo Placenti – a Misterbianco se la sbriga Di Guardo, noi non ci mettiamo nemmeno piede. Poi quello che è Lineri, Montepalma, Belsito, Poggiolupo e Serra è cosa nostra».

Di Santapaola parla poi il pentito
Giuseppe Scollo, ex capo della famiglia di Cosa nostra dei Santapaola nella frazione misterbianchese Lineri. Spiegando di conoscere il vicesindaco, Scollo aggiunge, in un verbale agli atti dell’inchiesta: «Fa sapere (Santapaola, ndr) notizie sugli appalti e vantava amicizie nel Comune di Misterbianco con la possibilità di ottenere posti di lavoro ai parenti degli affiliati».

La squadra di calcio Asd Città di Misterbianco
Il 22 febbraio 2019 arriva un’altra batosta per la città misterbianchese. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catania ordina il sequestro preventivo nei confronti della società calcistica Asd Città di Misterbianco, militante nel campionato di promozione siciliano. Secondo il Gico del nucleo di polizia economico-finanziaria di Catania, alla nuova squadra erano state trasferite le risorse umane e finanziarie della Asd Lineri, sequestrata nell’inchiesta Revolution bet. Nella rosa dei calciatori tesserati spuntano il figlio e il nipote di Carmelo Placenti, al quale sarebbe riconducibile non solo l’assetto societario ma anche quello della gestione calcistica. Le comunicazioni della federazione, per esempio, arrivano alla sua casa di Misterbianco.

Per presentare la nuova formazione sportiva, però, le cose erano state fatte in grande. Così si era organizzata una conferenza stampa, il 13 agosto 2018, proprio all’interno del Comune di Misterbianco. Allo stesso tavolo siedono, quel giorno, l’allora vicesindaco Carmelo Santapaola, l’assessore ai Lavori pubblici Matteo Marchese, l’allora consigliere comunale e poi assessore allo Sport Federico Lupo, il vicepresidente del Consiglio comunale Antonio Arena, e proprio Carmelo Placenti. Adesso, quella squadra è tornata in campo. Ma stavolta sotto la gestione dello Stato.

Il consigliere amico del neomelodico Andrea Zeta
Il 20 marzo 2019 il blitz antimafia Zeta porta in manette il cantante neomelodico Andrea Zeta, al secolo Filippo Zuccaro, figlio del capomafia della famiglia Santapaola-Ercolano Maurizio Zuccaro. L’ordinanza di custodia cautelare contiene anche un altro nome: Fabio La Spina, figlio del consigliere comunale di Misterbianco Riccardo La Spina. Quest’ultimo, gestore di un chiosco a Misterbianco, nel territorio della frazione di Monte Palma, nonché zio della presidente del Consiglio comunale di Misterbianco, Anna Pestoni. Né La Spina senior né Pestoni vengono in alcun modo coinvolti nel blitz.

«Il consigliere Riccardo La Spina, con il patrocinio del Comune di Misterbianco, organizza il concerto di Andrea Zeta presso il chiosco La Spina di via Ferrara», si legge nella locandina di un evento dell’8 settembre 2018. Il seguito di un altro grande evento, datato stavolta 28 luglio 2016, sempre nella stessa zona. Sul manifesto destinato ai fan, Riccardo La Spina è il «delegato del sindaco per le frazioni» e anche quell’appuntamento, come quello di un anno fa, vanterebbe il patrocinio del municipio di Misterbianco. «Noi non abbiamo patrocinato mai nessun concerto di Andrea Zeta – smentisce in quei giorni, a MeridioNews, il sindaco Nino Di Guardo – Capace che lui (il consigliere La Spina, ndr) ci ha scritto così, ma noi soldi non ne diamo a nessuno e io non ho autorizzato nulla e, comunque, non lo ricordo».


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