A Giarre è la cooperativa Ambiente e benessere – riconducibile all’imprenditore Giovanni Pellizzeri – a gestire da circa un anno e mezzo due comunità per minori stranieri non accompagnati nello stesso edificio, in via Alcide De Gasperi, a due passi dalla centralissima piazza Duomo: Casa delle fanciulle al pian terreno e Futuria al primo piano, teatro lo scorso gennaio di una violenta rissa, a colpi di bastone, tra migranti. La cooperativa non risulta iscritta all’albo regionale degli enti socio assistenziali accreditati per ospitare minori, requisito necessario per svolgere questa attività. A fornire un’iniziale e generica autorizzazione è stato il dipartimento della Famiglia e delle politiche sociali della Regione Siciliana. In particolare il dirigente Carmelo Parrino.
«È normale – spiega – che prima dell’iscrizione all’albo venga data un’autorizzazione al funzionamento. Successivamente il Comune e l’Asp fanno le verifiche. Entrambe si sono espresse positivamente. A quanto mi risulta, la cooperativa ha tutti i documenti in regola». Ma i servizi sociali del Comune di Giarre si trovano in grande difficoltà. A differenza di quanto prevede la legge, dalla comunità non vengono comunicati i nuovi arrivi e le uscite dei minori ospiti. Le assistenti sociali non riescono a svolgere il loro ruolo di controllo per il clima ostile che incontrano. La scuola a cui sono stati iscritti i ragazzi stranieri ha certificato a uno dei tutori un numero elevatissimo di assenze.
Sono stati numerosi i sopralluoghi alle comunità da parte dei servizi sociali di Giarre: a gennaio, ad aprile e a settembre del 2014. In tutte le occasioni sono stati trovati educatori diversi, spesso privi dei requisiti richiesti. Lo scorso mese Maurizio Cannavò, il nuovo dirigente subentrato a gennaio, ha disposto un’ulteriore ispezione nella struttura di via De Gasperi. «Abbiamo trovato grossi problemi – spiega – non ci hanno consegnato i documenti che avevamo richiesto, non sappiamo chi sono gli operatori che ci lavorano, le condizioni igieniche non sono idonee e non abbiamo riscontrato i requisiti necessari per tenere aperta la comunità. Abbiamo inviato una nota alla Regione, per noi deve chiudere». La nota è stata inviata al dipartimento regionale il 18 febbraio. Per la prima volta dopo un anno e mezzo si afferma che «la comunità non è idonea all’iscrizione all’albo regionale». Non può cioè ospitare minori.
Intanto la cooperativa ha continuato a percepire circa 70 euro al giorno per ogni migrante, pagati dal Ministero e dai Comuni che hanno inviato i migranti, compreso quello di Catania. «La coop ha solo un’autorizzazione temporanea data dalla Regione in attesa di definire la pratica», precisa Cannavò. Nel frattempo delle decine di minori inviati dalla Prefettura solo alcuni, dopo le segnalazioni dei servizi sociali al Tribunale dei minori, vengono spostati. Anche Borderline, associazione umanitaria che si occupa della difesa dei diritti dei migranti, ha provato a visitare la struttura di Giarre. «Ma, nonostante le ripetute richieste, non è stato possibile», spiega l’attivista Lucia Borghi, che è invece entrata in quella di Mascali, dove a ottobre è stato accoltellato un giovane nigeriano.
«Le visite – continua – sono state pianificate con anticipo, la responsabile Isabella Vitale ci ha guidato passo passo. Abbiamo rilevato grandissime discrepanze tra quello che ci ha spiegato lei e quanto è emerso da alcuni gravissimi fatti di cronaca che riguardavano gli ospiti e quanto ci hanno raccontato i ragazzi e altre fonti in separata sede». Discrepanze che riguardano «la gestione del centro, le competenze degli operatori, il disbrigo delle procedure amministrative per il rilascio dei documenti». A gennaio nella comunità di Giarre era esplosa una rissa tra minori a colpi di bastoni e sedie, di cui si ha testimonianza grazie a un video amatoriale realizzato con un cellulare.
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