Dusty diffida il Comune a non firmare il contratto per il servizio di raccolta dei rifiuti con l’associazione temporanea di imprese composta da Ecocar e Senesi, l’unica ad aver partecipato alla procedura negoziata aperta il 20 dicembre 2016. Il mini-bando, i cui termini sono poi scaduti appena dieci giorni dopo, prevede una soluzione ponte da 106 giorni per un importo da circa undici milioni di euro, in attesa che si sblocchi l’iter dell’appalto settennale da 319 milioni di euro. Le contestazioni dell’azienda guidata da Rossella Pezzino si concentrano su due punti. Il primo è proprio il costo del servizio calcolato per l’interregno dei 106 giorni, che come detto si aggira sugli undici milioni di euro. La nota, protocollata il 24 aprile, segnala «gravi irregolarità, incongruenze e vistosi errori» nella determinazione di questa cifra, considerata troppo alta, al punto da lasciar intravedere «un innegabile danno all’Erario».
«Abbiamo letto tutti gli allegati e ci siamo accorti che il prezzo è più alto del necessario», spiega l’amministratrice delegata di Dusty srl Rossella Pezzino. «Siccome siamo persone serie – aggiunge – tra venerdì e lunedì prossimi invieremo anche una relazione dettagliata da cui si evince esattamente ciò che sosteniamo». Un modo di procedere che non è piaciuto granché all’assessore all’ambiente Rosario D’Agata. «Dispiace – lamenta il componente della giunta Bianco – che prima lancino uno strale e poi si riservino chiarimenti successivi». Sull’adeguatezza del costo calcolato dagli uffici D’Agata si mantiene prudente, ma esclude imprevisti. «Credo – dichiara – che non ci sia alcun elemento che possa suffragare questo assunto, comunque verificheremo. Può darsi – ipotizza – che alla Dusty sfugga qualcosa, per esempio il fatto che abbiamo esteso lo spazzamento all’intera città».
Ma i dubbi dell’azienda si addensano anche su un secondo tema, quello della procedura impiegata dall’amministrazione per pubblicare ed effettuare il mini bando. «Non si può – attacca Rossella Pezzino – bandire una gara mandando cinque inviti a chi hanno deciso loro, per di più in procedura negoziata. Un progetto per Catania, una città da oltre 300mila abitanti, non si fa in due o tre giorni». «Eravamo costretti – risponde D’Agata – Il Tar ci aveva detto che dovevamo partire immediatamente con la gara, con la prefettura indisponibile a riconoscere nuove proroghe. Il bando era aperto a tutti, e sono numerosi i soggetti che hanno avanzato richieste di chiarimenti». Secondo l’assessore, il contratto potrebbe essere firmato tra meno di un mese. Al netto di eventuali irregolarità.
Al momento il servizio è ancora gestito – in proroga – da Ipi–Oikos, raggruppamento che si era aggiudicato nel 2011 l’appalto quinquennale da quasi 164 milioni di euro, scaduto a febbraio 2016. Cinque anni nel corso dei quali le ditte sono state colpite da interdittiva antimafia e il titolare Domenico Proto arrestato nell’ambito dell’inchiesta Terra mia. Qualche grattacapo lo hanno avuto anche Ecocar e Senesi, le due aziende che – in associazione temporanea – hanno partecipato al gara ponte di fine dicembre.
Senesi, che in passato si è occupata del servizio di raccolta dei rifiuti ad Acireale, Aci Catena e Aci Sant’Antonio, nel luglio 2015 è stata raggiunta da un’interdittiva antimafia emessa dalla procura di Fermo, dove si trova la sede legale. Provvedimento annullato nel febbraio del 2016. Destino analogo – con qualche differenza – per Ecocar, colpita da interdittiva antimafia della procura di Roma nel 2014, mentre operava nel Comune laziale di Gaeta, e in seguito scagionata prima dal Tar nel 2015, poi dal Consiglio di Stato nel 2016. MeridioNews ha inoltre raccontato, poche settimane fa, la fitta rete di rapporti societari intercorrente tra la stessa Ecocar e Ipi, all’ombra della famiglia Deodati.
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