Mini arsenale nei bungalow del lido Le Capannine Arrestato il fratello dell’ex presidente del Consiglio

Pistole illegali e modificate, cartucce, caricatori, bossoli, un coltello, due maceti, un giubbotto antiproiettile, uno sfollagente di legno, due dissuasori (taser) un metal detector e un tirapugni. Un mini arsenale abbastanza variegato, con armi buone per ogni evenienza. È quanto trovato della guardia di finanza di Catania in alcuni bungalow del lido Le Capannine in esclusiva disponibilità di uno dei soci, il 36enne Salvatori Raciti che è stato arrestato per possesso illegale di armi e munizioni e denunciato per detenzione di stupefacenti e falsificazione monetaria. L’uomo, come accertato da MeridioNews, è il figlio del noto imprenditore Melo Raciti, Salvatore è anche il fratello dell’ex presidente del Consiglio comunale di Catania Francesca Raciti. Sia il padre che l’ex politica però non sono coinvolti nei fatti che riguardano il parente. 

Il nome di Melo Raciti, e dei sui presunti legami con la criminalità organizzata, è stato pronunciato in passato da diversi collaboratori di giustizia. L’imprenditore però non è mai stato direttamente coinvolto in nessuna inchiesta. Nell’operazione Piramidi a citarlo è l’ex reggente del clan Cappello Gaetano D’Aquino: «Conosco Melo Raciti come persona vicina ai Santapaola. A lui – continua il collaboratore – non era molto gradito Angelo Santapaola perché lo stesso Raciti disse che lui era entrato alle Capannine per imporsi». Il suo nome poi, torna anche nell’inchiesta Iblis. È un altro collaboratore di giustizia a parlare di lui come «personaggio di riferimento per alcune attività lecite dei Santapaola-Ercolano» e viene indicato come «imprenditore strettamente correlato a Maurizio Zuccaro», uno dei più sanguinari e pericolosi boss della famiglia. Il padre di uno dei cantanti neomelodici più famosi di Catania, Andrea Zeta (all’anagrafe Filippo Zuccaro) da cui ha preso il nome l’operazione Zeta. Anche qui si parla di Melo Raciti, questa volta in relazione alla ristrutturazione dei locali di un di un ristorante nel borgo marinaro di San Giovanni Li Cuti, poi dato in affitto. 

Eletta nelle fila del Partito democratico, Francesca Raciti è stata presidente del Consiglio comunale di Catania durante la scorsa sindacatura. Per via del suo legame diretto con il padre Melo, il suo nome era finito tra quelli che l’ormai ex prefetta di Catania Maria Guia Federico aveva portato davanti ai componenti della commissione parlamentare antimafia in merito alle presunte infiltrazioni di Cosa nostra nel consiglio comunale del capoluogo etneo

Nella mattinata di ieri, il blitz dei finanzieri del comando provinciale di Catania nello stabilimento balneare del Capannone Sas di Isaia Francesco & C di viale Kennedy ha permesso di scovare anche diversi bilancini, marijuana e hashish, 3000 euro in contanti e due banconote false. Gli inquirenti adesso sono a lavoro per ricostruire la provenienza delle armi di vario genere che sono state ritrovate e lo scopo per cui sarebbero state tenute nello stabilimento balneare. Le indagini, al momento, stanno prendendo in considerazione diverse piste e, stando a quanto filtra da fonti investigative contattate da questa testata, verranno svolte verifiche sia nel campo della locale criminalità che negli ambienti politici legati all’estrema destra

In particolare, le armi ritrovate sono: una carabina Pcp modello Bt 65 Sb, calibro 5,5 mm modificata (risultava
essere stata asportata una vite limitante la capacità di fuoco); una
pistola illegalmente detenuta con matricola parzialmente abrasa,
completa di caricatore contenente dieci cartucce 9×21;
37 cartucce (tra le quali, 9×19 parabellum dello stesso calibro di quelle
in uso a forze di polizia, 9×21, 8 mm a salve); due caricatori vuoti; undici bossoli; un
coltello a scatto; un giubbotto antiproiettile; due maceti; uno sfollagente
in legno, due dissuasori (taser), un metal detector e un
tirapugni. Raciti è stato portato nella casa circondariale di piazza Lanza a Catania.

Dario De Luca

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