Minacce e insulti a Mattarella, aperta un’inchiesta «Ti hanno ammazzato il fratello…non ti basta?»

La procura di Palermo ha aperto un’inchiesta per risalire agli autori delle minacce e degli insulti rivolti, negli ultimi giorni, sui social al capo dello Stato Sergio Mattarella. L’inchiesta al momento è a carico di ignoti. Decine i post diffamatori e intimidatori comparsi su Facebook e Twitter. I pm titolari dell’inchiesta, l’aggiunto Marzia Sabella e il sostituto Gery Ferrara, ipotizzano il reato di attentato alla libertà del presidente della Repubblica, offesa all’onore e al prestigio del presidente, puniti fino a 15 anni di reclusione. Non si esclude l’ipotesi di istigazione a delinquere

                               

L’inchiesta è stata delegata alla Digos, che sta cercando di accertare se i nomi degli autori dei post  incriminati divulgati a mezzo social corrispondano a persone vere o siano dei fake. In esame al momento ci sono gli scritti di tre persone che, però, non risultano al momento indagati. Tra i post diventati virali e adesso al vaglio degli agenti quello di un palermitano che ha cinguettato: «La mafia ha ucciso il Mattarella sbagliato», che tira in ballo l’omicidio di Piersanti Mattarella, il presidente della Regione ucciso il 6 gennaio del 1980. Lo stesso uomo, però, oggi sempre sui social si sta impegnando per cancellare il ricordo di quel commento scritto ieri, dichiarandosi contro la mafia. Un atteggiamento che però proprio il popolo dei social sta condannando duramente.

Un altro post che non è passato inosservato allude ancora all’omicidio del fratello del presidente, ne richiama le modalità e velatamente, ma neanche troppo, sembra suggerire la stessa sorte per l’attuale capo dello Stato. E poi c’è il commento di una donna, che questa mattina ha annunciato che a breve chiuderà il proprio profilo Facebook a causa delle conseguenze seguite a quanto scritto ieri, «Ti hanno ammazzato il fratello…non ti basta?». «Per il mio carattere sanguigno e impulsivo, ho fatto la cazzata forse più grande della mia vita. Dovrò uscire da FB chiudere il mio profilo e sperare che tutto finisca qui, ma ne dubito. Mi dispiace davvero tanto, soprattutto per me», scriveva stamattina. Un post che ha riscosso parecchia solidarietà da parte degli utenti, una reazione nettamente opposta rispetto a quella riservata agli autori degli altri due commenti.

Ma non c’è alternativa, la donna ha deciso di volare basso per un po’. «Ai miei non ha fatto piacere sentire il mio nome al Tg e da Mentana», spiega a chi la incoraggia a rimanere sul web anche creando un secondo profilo. Ma i genitori le avrebbero intimato di chiudere tutto, tra lo sbigottimento generale di chi invoca la «libertà di parola» e chi, rassegnato, afferma che «siamo comandati da mafiosi legalizzati». «Vedi cosa succede a ribellarsi?», domanda un altro utente. «Il fatto che al coro della destra italiana si stiano unendo in queste ore nell’insulto al presidente Mattarella e all’Italia personaggi del calibro di Steve Bannon, Marine Le Pen e Nigel Farage, la dice lunga su cosa stava e stia davvero avvenendo. La destra più violenta, razzista, xenofoba e guerrafondaia si è unita per proseguire il proprio attacco ai sistemi democratici in Europa», dichiara intanto il sindaco di Palermo Leoluca Orlando.

«Se non stupisce la posizione della destra leghista, lascia perplessi la facilità con cui anche il Movimento 5 Stelle si sia subito omologato, silenziando quelle voci e quelle storie che nulla hanno a che vedere con chi non nasconde le proprie simpatie fasciste e naziste. La scompostezza e violenza delle posizioni assunte dai rappresentanti del partito a 5 stelle è augurabile – per i suoi tanti elettori antifascisti e non xenofobi – che siano soltanto l’ennesima conferma di ingenuità e frutto della tardiva comprensione di essere caduti in una trappola – continua il primo cittadino -. Al di là della ovvia considerazione che il presidente Mattarella ha agito e sta agendo nel pieno rispetto della nostra carta costituzionale, non si può non sottolineare che egli sta tutelando i valori e il sistema democratico fondanti della nostra Repubblica, da qualsiasi attacco interno o esterno che sia».

Redazione

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