Milo, cani avvelenati al villaggio Angelo Musco Denuncia dei residenti: «Individuare gli autori»

«Ho pensato subito che si era trattato di un avvelenamento». Ancora prima di trovare le esche in un giardino di uno degli chalet del villaggio Angelo Musco a Milo, la signora Rosetta ha pochi dubbi su quale possa essere stata la causa della morte di uno cani e del malessere di un’altra. È la scorso sabato quando la donna riceve la chiamata di un vicino di casa che la informa di avere trovato la carcassa dell’animale nel terreno. Quando la donna arriva sul posto vede anche l’altra cagnolina: «Si vedeva che stava male, barcollava», racconta a MeridioNews

I cani randagi del villaggio di cui si prendono cura a turno i villeggianti e i residenti sono stati avvelenati. Lupo non ce l’ha fatta; la femmina Carolina invece, nonostante le sue condizioni fossero critiche, è stata salvata dai farmaci prescritti da un veterinario. «Dai sintomi, anche lui ha subito affermato che si è trattato di un avvelenamento», riporta la signora Rosetta. Tra l’altro, accanto all’animale morto era stato trovato anche del vomito di colore bluastro. «A trovare le esche, delle polpettine che avevano all’interno il veleno di un colore tra il blu e il verde – spiega la donna – è stata una coppia di turisti, ospiti in una delle baite in affitto, con una cagnolina che stava per mangiarle». 

Alcuni residenti della zona hanno denunciato l’episodio alle forze dell’ordine. Stando a quanto è stato possibile ricostruire finora, si tratterebbe di un veleno «utilizzato di solito contro le lucertole o le lumache – aggiunge la signora Rosetta – che è possibile acquistare anche senza patentino agricolo». Sui possibili autori del gesto, i residenti hanno qualche ipotesi «ma nessuna prova di colpevolezza. Ci chiediamo – continua la donna – chi abbia potuto avere interesse a fare una cosa del genere, a chi abbiano potuto dare fastidio questi animali che sono buoni e abituati a stare in mezzo alla gente». Adesso, dopo la denuncia, le indagini andranno avanti. «Andremo fino in fondo per individuare i colpevoli e speriamo soprattutto – conclude la signora – che una cosa del genere non accada più».

Redazione

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