«Ecco dove sono stati buttati i rifiuti della così sacrosanta sagra del ficodindia e della mostarda». Così Giovanni Scirè Ingastone, segretario della sezione di Rifondazione comunista di Militello in Val Di Catania, commenta le immagini di rifiuti che formano una vera e propria discarica. Difficile, dagli scatti diffusi, credere che si tratti di immondizia di singoli cittadini. A far pensare piuttosto a un cattivo smaltimento dei resti della sagra sono buste intere di panini ancora da imbottire e fondi di caffè. Il tutto a dosso Tamburaro, a circa cento metri in linea d’aria da piano Maenza, uno dei siti archeologici del Comune del Catanese. «Una delle tante zone che dovrebbero essere preservate dallo scempio umano e dalla sua profonda crudeltà», continua il cittadino. Che attacca l’amministrazione comunale, in una vicenda dai contorni ancora poco chiari e con una domanda irrisolta: chi ha smaltito i rifiuti e con quale autorizzazione?
Il riferimento di Scirè Ingastone è alla 24esima edizione della sagra della mostarda e del ficodindia, che si è tenuta a Militello lo scorso fine settimana. Una tre giorni che si ripeterà sabato e domenica e che, secondo gli organizzatori, richiama ogni anno migliaia di visitatori in paese. L’altro protagonista di questa storia è invece il sito archeologico di piano Maenza, alla periferia del paese. Una necropoli ellenistica dalla cui tombe sono stati catalogati materiali risalenti al III e II secolo avanti Cristo. Come i rifiuti siano arrivati dalla sagra ai reperti verrà discusso durante il prossimo consiglio comunale di Militello, «convocato in seduta urgente, con richiesta depositata oggi e speriamo di avere risposte in cinque giorni», spiega Nino Lisciandrano, consigliere d’opposizione del Pd. Rifondazione intanto ha indetto per domani sera un’assemblea cittadina.
Sulla gestione dell’immondizia della sagra di pubblico, al momento, ci sono solo due dati. Il primo è il mancato accordo tra il Comune e la ditta che di solito si occupa dello smaltimento dei rifiuti a Militello che avrebbe chiesto tremila euro per il lavoro. Una cifra giudicata eccessiva dall’amministrazione. Il secondo è il giallo di un privato cittadino che, a bordo del suo camion, avrebbe percorso la città raccogliendo la spazzatura, sotto gli occhi dei numerosi vigili urbani presenti. Facendo chiedere ai concittadini da chi fosse autorizzata la raccolta.
In ogni caso, al momento, accanto ai reperti archeologici, riposano i rifiuti. E Scirè Ingastone sottolinea il rischio di malattie proveniente da una microdiscarica a cielo aperto, così come le responsabilità dei politici locali: «Non lo auguro a nessuno, potrebbe capitare pure a me, ma se qualcuno dovesse ammalarsi a causa di questo (e non è difficile), mi raccomando prendetevela con la sorte e continuate a priàri! – conclude – Però, mi raccomando, continuate a girarvi dall’altra parte di fronte ai reali colpevoli, anzi votateli».
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