PER IL SINDACATO, IL GOVERNO DELLA ‘RIVOLUZIONE’ STAREBBE RIFORMANDO IL SETTORE CREANDO UN SISTEMA CHE VEDE DA UN LATO I LICENZIAMENTI E DALLALTRO LAPERTURA A NUOVE ASSUNZIONI
La formazione professionale in Sicilia è un sistema che penalizza il lavoratore sminuendo lattività che svolge e denigrando la dignità della persona.
A dichiararlo Giuseppe Milazzo, coordinatore regionale Snals Confsal settore Formazione professionale in Sicilia che aggiunge: La mancata applicazione delle leggi regionali da parte del Governo ha messo in discussione la concreta garanzia occupazionale dei lavoratori in servizio, creando un sistema che vede, da un lato i licenziamenti e dallaltro lapertura a nuove assunzioni.
“Considero fondamentale e prioritaria la garanzia di tutti i lavoratori che operano nelle tre filiere degli Interventi, dei Servizi e dellObbligo formativo – afferma Milazzo – restano forti le perplessità sulle proposte avanzate nei diversi tavoli tecnici dallAmministrazione attiva e sulle mancate soluzioni per il funzionamento del sistema della formazione professionale, la salvaguardia dei livelli occupazionali e retributivi dei lavoratori della categoria.
La garanzia circa la tenuta del sistema formativo è realizzabile – evidenzia il sindacalista – attraverso la piena attuazione delle previsioni normative contenute negli articoli 2 della legge regionale n.25 del 1 settembre 1993 e 39 della legge regionale n.23 del 23 dicembre 2002, e attraverso lapplicazione del Contratto collettivo di lavoro della formazione professionale.
Serve una riforma – chiarisce Milazzo – che possa assicurare agli utenti siciliani una formazione professionale in grado di offrire qualifiche effettivamente spendibili sul mercato del lavoro ed ai lavoratori il diritto di percepire la retribuzione con cadenza mensile, a fronte della prestazione lavorativa offerta.
Per una serie di meccanismi poco chiari – riferisce il coordinatore regionale di settore dello Snals – si verifica che circa il novantacinque per cento degli operatori si trova a lavorare regolarmente, stando realmente a contatto con lutenza, in classe, in amministrazione o presso i centri per limpiego, ma effettivamente, alla fine del mese, non percepisce gli emolumenti, rimanendo senza stipendio dai 8 ai 24 mesi.
Noi dello Snals Confsal settore formazione professionale – puntualizza il dirigente sindacale – chiediamo al Governo ed allAmministrazione regionale di verificare le procedure di licenziamento adottate dagli enti che, se da una parte si considerano soggetti morali nella loro natura giuridica, in quando non in grado di offrire le giuste garanzie di corresponsione delle mensilità maturate dal personale e non pagate, dallaltra operano come imprese nellapplicare le previsioni della legge n.233 del 23 luglio 1991 utilizzate per licenziare il personale. Tutto ciò, senza cercare, e quindi trovare, tutte le forme di tutela aggiuntive, integrative e/o sostitutive per il personale – aggiunge Milazzo – disattendendo, in particolare, la normativa regionale, il Contratto collettivo di lavoro ed ancor più la circolare assessoriale n.10 del 1994, che invita gli Enti ad impiegare i lavoratori già in forza e privi di incarico, prima di assumere nuovo personale.
Occorre seguire la strada del risanamento – conclude Milazzo – imponendo regole, certezze, ordine tra gli enti, individuando ed intervenendo sui diretti responsabili dellattuale crisi e non su chi vi lavora. Si colpisce il muro più basso senza scardinare il vero ostacolo, cioè chi ha reso il settore un ambiente selvaggio e senza regole.
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