C’era chi sarebbe andato a giocare a basket e chi si sarebbe fatto fare i massaggi anziché andare a lavorare al Comune di Milazzo. Ma il loro badge risultava regolarmente strisciato perché qualche collega aveva provveduto per loro. La Guardia di finanza della cittadina messinese ha cominciato a monitorare il comportamento dei dipendenti comunali tra novembre e dicembre 2014. I militari hanno posizionato telecamere e avviato una serie di appostamenti e pedinamenti che hanno portato oggi il gip Fabio Gugliotta a emettere 59 misure di obbligo di presentazione alla Guardia. Gli indagati sono 75, quasi il 30 per cento del personale in forza al palazzo comunale di Milazzo.
A coordinare l’indagine della guardia di Finanza sono stati i sostituti Federica Paiola e Rita Barbieri. Grazie alle telecamere posizionate all’interno del municipio, i finanzieri hanno documentato più di mille ore di assenza ingiustificata. «Le videocamere installate sono rimaste accese a riprendere ogni irregolarità nei mesi di novembre e dicembre del 2014. Poi gli accertamenti sono proseguiti in tutto il 2015», ha spiegato in conferenza stampa il colonnello Claudio Bolognese, comandante della Guardia di finanza di Messina.
È stato possibile così accertare che i 59 presunti furbetti finiti oggi al centro dell’indagine Libera uscita, a piccoli gruppi si mettevano d’accordo affinché vi fosse sempre uno pronto a timbrare il badge di tutti. In questo modo le Fiamme gialle hanno appurato che, oltre a chi entrava in ritardo, o se ne andava prima, c’era anche chi a lavorare non ci andava proprio. Come nel caso di un dipendente che faceva parte di una commissione di disciplina sorpreso a recarsi in un centro massaggi in orario di servizio. E ancora chi, come risulta dai referti della federazione italiana basket, era sul campo da gioco e contemporaneamente risultava in servizio al comune di Milazzo. «Ovviamente il tutto avveniva sotto gli occhi di chi doveva vigilare e ha omesso di farlo», ha sottolineato il procuratore capo Emanuele Crescenti, ribadendo che «la Guardia di Finanza si è dovuta sostituire a chi i controlli li avrebbe dovuti fare».
Anche perché le lamentele dei cittadini per le lungaggini e i ritardi incontrati nel disbrigo pratiche al Comune di Milazzo erano sulla bocca di tutti. I 75 indagati sono accusati tutti di truffa aggravata ai danni dello Stato. In base alle recenti normative, l’amministrazione comunale potrebbe provvedere anche a sanzioni disciplinari che comporterebbero il licenziamento, come già successo ad Acireale, oltre al risarcimento sia economico (dato dal danno erariale) che d’immagine.
A margine della conferenza stampa il procuratore Crescenti ha precisato che «l’operazione di oggi non sarebbe stata possibile se avesse avuto meno magistrati a disposizione». Il riferimento è ai paventati tagli agli organici da parte del ministero. A Barcellona la Procura gli attuai cinque magistrati potrebbero essere ridotti a quattro.
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