Milan corsaro al Barbera Per i rosa terzo ko di fila

Il gioco autorizza un cauto ottimismo ma i risultati inchiodano il Palermo. I rosanero non riescono ad invertire il trend negativo ed escono sconfitti (1-2) nella gara interna con il Milan valida per la decima giornata di ritorno. Per gli uomini di Iachini si tratta della terza sconfitta consecutiva (è la prima volta che accade alla dipendenze del tecnico marchigiano). E’ lo specchio di una crisi contro la quale la squadra non trova ancora un antidoto pur avendo avuto durante la sosta il tempo necessario per riordinare le idee e rivedere qualche accorgimento tattico.

La fine dell’astinenza dal gol (autore il solito Dybala a segno su rigore) è certamente il dato più positivo nell’ambito di un’altra giornata storta e di una partita comunque equilibrata decisa dal colpo di un singolo. Remake del film visto, in pratica, con la Juventus quando era stato un lampo di Morata nella ripresa a decidere le sorti del match. E’ accaduta la stessa cosa oggi. La rete di pregevole fattura realizzata al 37’ del secondo tempo dal francese (sedicesimo gol in questo campionato) ha cambiato il volto dell’incontro regalando ai rossoneri (al secondo acuto di fila) tre punti importanti soprattutto dal punto di vista psicologico e interrompendo in trasferta un digiuno di vittorie che durava dal 19 ottobre in occasione del blitz vincente di Verona contro gli scaligeri. Il Palermo non merita una bocciatura per il volume di gioco prodotto nell’arco della gara ma due punti nelle ultime sei giornate sono un bottino troppo misero che impone una riflessione. Un andamento lento che, se i rosanero non fossero in una posizione di classifica al riparo da brutte sorprese, avrebbe potuto avere effetti nocivi. 

Iachini studia l’avversario e opta per il 4-3-2-1, il modulo ad albero di Natale proposto al Bentegodi contro il Chievo prima della sosta. Quaison vince il ballottaggio con Belotti e sulla trequarti affianca Vazquez a supporto di Dybala. Chiara la strategia del tecnico rosanero che, muovendosi in base allo schieramento dei rossoneri (4-3-3) e ai recuperi degli elementi reduci dagli impegni con le rispettive nazionali, ha deciso di applicare una formula che servisse a creare superiorità numerica in mezzo al campo. Nell’undici anti-Milan spuntano anche alcune tracce di un Palermo futuribile. Lo stesso Quaison e Jajalo, preferito a Maresca in cabina di regia, sono scelte (condivise da Zamparini) che hanno una logica soprattutto in prospettiva anche se i due rosanero in questione già da diverso tempo ruotano in pianta stabile intorno all’orbita della formazione di base. 

Un altro tassello del Palermo 2.0 è Chochev (entrato al 7’ della ripresa) ma Iachini, ancorato comunque al presente e alla necessità di ottenere i punti che mancano alla salvezza matematica, in questo caso ha dato continuità al copione standard confermando dal primo minuto come mezzala sinistra l’ex capitano Barreto, fischiato ancora una volta prima della partita quando lo speaker dello stadio ha annunciato il suo nome durante la lettura delle formazioni e insultato da una fetta di tifosi nella ripresa subito dopo la sua sostituzione. E il Milan? Per Inzaghi, privo di Honda (out alla vigilia per un infortunio alla caviglia) e Muntari (ormai in rotta con la società), dall’emergenza all’abbondanza il passo è breve. Il tecnico rossonero ha l’imbarazzo della scelta e propone un modulo a trazione anteriore con Bonaventura nella cerniera di centrocampo e il tridente offensivo formato da Cerci, Destro (già in gol a Palermo con la maglia della Roma lo scorso gennaio) e Menez, il rossonero dotato di maggiore qualità. L’unico, probabilmente, in grado di cambiare il volto della gara con una giocata. 

Un tratto che, sul versante rosanero, contraddistingue il profilo di Dybala e del neo-azzurro Vazquez, gli uomini spesso decisivi nella compagine di Iachini. Nel primo tempo, il numero 9 è andato vicino al gol con una conclusione di sinistro a giro di poco a lato e al 24’, sugli sviluppi di un’azione alimentata da un’accelerazione di un ispirato Quaison, ha servito al suo gemello un pallone da spingere solamente in rete. Clamoroso, però, l’errore del Mudo che con un comodo tocco di sinistro non è riuscito ad inquadrare lo specchio della porta. Fiammate di un primo tempo che, dopo una prima porzione priva di emozioni, nella seconda parte si è acceso anche in virtù degli spazi lasciati dalle due squadre, in campo con un atteggiamento propositivo (al 27’ Gonzalez, al rientro dopo l’infortunio muscolare che lo ha costretto a saltare le ultime tre partite, anticipa Destro pronto alla battuta a rete). 

E forse non è un caso che il gol di Cerci, realizzato al 37’ grazie ad un rimpallo propiziato da un’uscita non impeccabile di Sorrentino su un rasoterra di Van Ginkel, sia arrivato nella fase più viva di una prima frazione di gioco all’insegna comunque dell’equilibrio. La trama del match non cambia nella ripresa che, come i primi 45 minuti, si sviluppa sul filo dell’equilibrio. In casa rosanero la novità è la variazione tattica di Iachini che dal 4-3-2-1 al 13’ passa al 4-3-1-2 inserendo Belotti al posto di Quaison e ridisegnando lo scacchiere con un trequartista e due punte, formula provata spesso in settimana. L’obiettivo è quello di dare maggiore impulso al fronte offensivo sfruttando la voglia del gallo di lasciare nuovamente il segno pur partendo ancora dalle retrovie. E il numero 99 rosanero ha ripagato la fiducia procurandosi al 26’ (fallo di Paletta) il calcio di rigore trasformato da Dybala. Interrotto, dunque, un digiuno dal gol durato 495 minuti. 

Una liberazione per i rosanero che, pur rischiando in un paio di circostanze di subire il secondo gol (da segnalare un’occasione fallita da Destro e un intervento di istinto di Sorrentino in uscita bassa), facendo leva sulla classe di Dybala erano riusciti con grinta e determinazione a cambiare l’inerzia psicologica dell’incontro. Si trattava, però, solo di un’illusione perché come, spesso capita nel calcio, i lampi dei giocatori di qualità possono improvvisamente fare la differenza. E nel Milan Menez è uno di quelli in grado di tirare fuori il coniglio dal cilindro come dimostra il gol siglato al 37’ al culmine di una progressione centrale sfruttando un varco tra Gonzalez e Rigoni. Nel finale Iachini tenta la carta La Gumina al posto di Jajalo (positiva la prova del croato). Un successo personale per l’attaccante classe ’96 della Primavera che, al di là del risultato, dopo la prima convocazione in prima squadra può brindare anche all’esordio in serie A.

Antonio La Rosa

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