Ha un capienza di appena 300 posti, ma sono già mille i migranti ospiti del centro di accoglienza di Lampedusa. Una situazione peggiorata dall’arrivo, solo negli ultimi giorni, di 259 persone provenienti dal nord Africa e sbarcate sulla costa della piccola isola al centro del Mediterraneo. Per far fronte all’emergenza lunedì sera, intorno alle 22e30, ottanta di loro sono stati trasferiti con un ponte aereo, nel Centro per richiedenti asilo di Mineo. Dove, a detta del direttore Ianni Maccarone, «la situazione è tranquilla».
«Sono già stati tutti sistemati negli alloggi, non ci sono problemi di sovraffollamento: siamo a quota 2mila e novecento ospiti, ma possiamo arrivare senza problemi a ospitarne 3mila e cinquecento nei nostri 404 alloggi», afferma Maccarone. L’ex residence degli aranci, piccola cittadina autosufficiente che fino al 2011 ha ospitato le famiglie dei militari americani di stanza alla base Nato di Sigonella, secondo quanto riferisce il direttore ha «risorse sufficienti per affrontare l’arrivo di molte altre persone, grazie al numero di mediatori culturali, agli operatori presenti e ai referenti di ogni nazionalità», spiega.
Nessuna «emergenza», dunque, e l’unico aspetto che sembra dare qualche pensiero al gestore del centro è legato ai «tempi per gestire le pratiche amministrative: attualmente sono circa 50 le persone che ogni giorno lasciano il centro ottenendo il permesso di soggiorno, ma con i nuovi arrivi c’è il rischio che le troppe richieste rallentino gli uffici competenti». Nei giorni scorsi una protesta per il ritardo nel rilascio dei documenti necessari per soggiornare regolarmente in Italia, alla quale si è aggiunto il ritardo nell’erogazione del bonus da 500 euro agli ex ospiti al momento di lasciare la struttura, ha coinvolto un centinaio di persone del centro. Ma anche su questo punto critico Maccarone sembra sicuro.
«Ogni volta che accogliamo nuovi migranti facciamo un lavoro di preparazione a monte, cercando di accogliere tutti nella maniera migliore e in base alle esigenze, sia familiari che culturali. Per fare questo ci interfacciamo direttamente con il ministero dell’Interno – continua il direttore del Cara -, e i rappresentanti delle nazionalità presenti nel centro fanno sì che non ci siano grossissime difficoltà nell’interfaccia tra il nuovo ospite, il funzionamento del centro e la richiesta dei documenti», conclude Maccarone.
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