I loro corpi giacevano sul fondo di un gommone, vegliati dai compagni di viaggio. Così li hanno trovati martedì scorso, i volontari della Ong spagnola Pro Activa Open Arms. È l’ennesima tragedia del Mediterraneo. Tredici sono le persone morte – otto donne di cui due incinte e cinque uomini – nel tentativo di raggiungere le coste dell’Europa.
Le salme sono giunte questa mattina al porto di Trapani a bordo della nave Vos Hestia di Save The Children. A bordo altre 254 persone – 205 uomini e 49 donne; 38 sono i minori – tutti provenienti da Nigeria, Camerun, Niger e Gambia. L’imbarcazione sulla quale viaggiavano era stata avvistata martedì, attorno alle 12, al largo delle coste libiche. Dal profilo twitter della Pro Activa Open Arms era scattato immediatamente l’allarme: «Mare agitato. Non c’è nessuno all’orizzonte. O li prendiamo o muoiono». Poi la macabra scoperta. I corpi si trovavano adagiati sul fondo del gommone, immersi una pozza d’acqua mista a carburante. Subito dopo le operazioni di salvataggio, i corpi delle vittime e i sopravvissuti sono state trasferite a bordo della nave di Save The Children che è partita alla volta di Trapani.
Al molo Ronciglio, questa mattina, c’erano gli agenti dell’Interpol, di Frontex e della Squadra mobile di Trapani che, oltre a coordinare lo sbarco, hanno sentito i migranti sulle dinamiche di viaggio e sulle circostanze del decesso delle 13 persone. Dopo aver ricevuto le prime cure al porto, i migranti sono stati trasferiti presso l’hotspot di Milo per le procedure di identificazione e fotosegnalamento, prima di essere trasferiti nei vari centri d’accoglienza.
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