«Non è un reato vivere in strada». La sentenza della Corte di cassazione assolve un quarantenne palermitano che era stato condannato dal tribunale del capoluogo a dover pagare una sanzione da mille euro per inosservanza dei provvedimenti dell’Autorità, come previsto del codice penale, visto che non aveva rispettato l’ordinanza del sindaco di divieto di bivaccare e predisporre accampamenti di fortuna per non alterare il decoro urbano ed essere d’intralcio alla pubblica viabilità.
Il difensore ha rilevato, nel ricorso in Cassazione, che l’uomo, senza fissa dimora, «versasse in stato di necessità, situazione tra le quali doveva essere compresa l’esigenza di un alloggio». Osservazione che ha trovato d’accordo la suprema Corte. Secondo la prima sezione penale, l’ordinanza del sindaco è «una disposizione di tenore regolamentare data in via preventiva ad una generalità di soggetti, in assenza di riferimento a situazioni imprevedibili o impreviste», e per questo «non è sufficiente l’indicazione di mere finalità di pubblico interesse». La Corte ha quindi annullato la condanna perché il fatto non sussiste.
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