Oltre 62mila. Sono i viaggi fatti dal 2011 al 2016 dai minori migranti non accompagnati arrivati in Italia. Il dato arriva dall’ultimo rapporto di Save the children e fotografa un fenomeno che l’anno passato ha visto duplicare le cifre rispetto al 2015, toccando la punta massima di 25.846 arrivi. Una cifra che, se confrontata con quella del 2011, registra un aumento quasi di sei volte.
I minorenni arrivati da soli in Italia sono stati il 14,2 per cento dell’intero flusso migratorio. Provengono da 47 nazioni diverse con alcuni paesi decisamente più rappresentati. Come nel caso dell’Eritrea da cui l’anno scorso sono partiti 3832 giovanissimi; al secondo posto il Gambia, seguito da Nigeria, Egitto e Guinea. Per quest’ultima nazione va sottolineato come si sia passati dagli 81 sbarchi del 2014 ai 2406 del 2016, a riprova dell’aumento delle partenze dai paesi dell’Africa Occidentale. Guardando all’ospitalità, la Sicilia è di gran lunga la regione che ha accolto il numero maggiore minori non accompagnati: nel 2016, hanno vissuto nell’Isola 7097 ragazzi, pari al 40,9 per cento del dato nazionale.
A tenere banco, quando si parla di minori non accompagnati, è spesso l’età. In tal senso, a dispetto di quanto comunemente si pensa, ovvero che siano esclusivamente i maggiorenni a essere interessati a mentire cercando di essere identificati come minorenni per evitare il rimpatrio, Save the children spiega che esiste anche il fenomeno inverso: «Succede a volte – si legge nel rapporto Atlante minori migranti – che al loro arrivo minori soli si siano dichiarati adulti per cercare di non separarsi da altri connazionali o per poter essere trasferiti subito negli hub regionali previsti per gli adulti in altre parti del paese, e in questo modo poter tentare di proseguire il viaggio verso l’Europa». Tale scelta, tuttavia, viene spesso rivista quando i ragazzi quando ricevono «una informazione legale più approfondita», che chiarisce loro i diritti garantiti dalla legge.
Per capire quale sia l’anno di nascita del migrante al momento si usa maggiormente l’esame radiologico del polso sinistro. Una procedura criticata da Save the children perché «generalmente realizzata da parte del solo personale medico, non integrato da altre componenti professionali come uno psicologo dell’età evolutiva o un pediatra» ma anche per il margine di errore che «non viene riportato sul referto». Documento, quest’ultimo, che peraltro «non viene tradotto e non viene consegnato al ragazzo».
Un altro problema riguarda la relocation, ovvero la procedura che dal 2015 – in base agli accordi europei riguardanti l’alleggerimento della pressione migratoria su Italia e Grecia – dovrebbe favorire la redistribuzione dei migranti negli altri paesi dell’Ue. La relocation, però, a fronte di un sostanziale fallimento degli obiettivi fissati (solo cinquemila ricollocazioni finora sulle 106mila previste) pare non avere riguardato i minori non accompagnati. «Nonostante sia previsto che sia data la precedenza a coloro i quali si trovino in condizioni di vulnerabilità, come i minori, gli anziani e le persone vittime di violenza, nessun minore non accompagnato ha potuto usufruire fino ad oggi della procedura», critica la Ong.
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