Migranti, in 700 bloccati al porto di Trapani Impedito sbarco da nave di Medici senza frontiere

La nave di Medici senza frontiere Bourbon Argos con a bordo 700 persone non è stata autorizzata a far sbarcare al porto di Trapani i migranti salvati in mare. Lo denuncia l’organizzazione umanitaria che da quest’anno, per fronteggiare l’emergenza nel Mediterraneo, è impegnata con due imbarcazioni attrezzate al salvataggio. La Bourbon Argos adesso si sta dirigendo a Reggio Calabria, dove arriverà domani mattina. Ma già ieri sera sarebbe stato possibile avviare le operazioni di sbarco di 678 persone salvate in sei diversi interventi, impedito dalle autorità italiane.

Secondo la ricostruzione dell’ente umanitario, il divieto è scattato per «l’incapacità del sistema d’accoglienza». «La mancanza di preparazione sta avendo conseguenze molto concrete che stiamo sperimentando in prima persona», afferma Loris De Filippi, presidente di Msf Italia. «Basta un minimo problema logistico che il sistema collassa. Siamo ancora a luglio, e gli arrivi non si fermeranno molto presto – sottolinea – Il ministero dell’Interno dovrebbe autorizzare lo sbarco nei porti siciliani più vicini al fine di facilitare le operazioni di sbarco e permettere alle navi di tornare il prima possibile nella zona di ricerca e soccorso».

«L’équipe di Msf è stata impegnata 24 ore al giorno per fornire assistenza a chi aveva bisogno di cure mediche», spiega Alexander Buchmann, coordinatore della Bourbon Argos. «La nave è sovraffollata e le persone a bordo sono sistemate sul ponte in uno spazio molto limitato», Buchmann racconta che «nelle ultime 24 ore questa situazione ha provocato tensioni tra la persone e potrebbe causare gravi problemi di sicurezza a bordo della nave».

Nella serata di ieri, infatti, le autorità italiane hanno autorizzato lo sbarco solo di 150 persone a Trapani. Ma per evitare problemi di sicurezza, l’equipaggio di Medici senza frontiere ha deciso di far restare a bordo tutti i passeggeri. Molti i migranti che temevano di essere «riportati in Libia». Solo sette persone, che avevano problemi di salute, sono state trasferite a terra assieme ai familiari. Tra loro anche un bambino di dodici mesi con polmonite, febbre e difficoltà respiratorie. 

«Per due giorni, abbiamo cercato di capire dove ci sarebbe stato permesso di sbarcare, attraverso un coordinamento continuo con la guardia costiera italiana, cercando di mantenere un livello accettabile di sicurezza a bordo», aggiunge Alexander Buchmann. «Questo ha causato gravi rischi, obbligando 700 persone in difficoltà a trascorrere due notti intere sul ponte della nave in condizioni molto difficili».

Per non alimentare paura a bordo, precisano dall’organizzazione, «la nave sta navigando lungo la costa settentrionale della Sicilia, in modo da mantenere un contatto visivo con la terraferma». 

Redazione

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