Il nuovo codice di condotta per le Ong è stato recapitato ieri dal ministero degli Interni alle organizzazioni non governative impegnate nel Mediterraneo. Divieto di entrare in acque libiche, di effettuare trasbordi di migranti da una barca all’altra, di usare segnali luminosi, l’obbligo di rendere note alle autorità italiane le fonti di finanziamento e quello di dare informazioni utili ai fini di eventuali indagini. Sarebbero queste alcune delle direttive contenute nel nuovo codice. Il 25 luglio si terrà un incontro al Viminale per discutere delle nuove regole e capire tempi e modalità di attuazione. Intanto, secondo Oscar Camps, fondatore della Ong spagnola Proactiva Open Arms (che ha ricevuto finanziamenti da importanti personalità del mondo iberico), il risultato di alcuni divieti rischia di far aumentare i morti nel Mediterraneo.
Come valutate le nuove regole che l’Italia e l’Unione europea intendono imporre alle Ong?
«Alcuni punti di questo nuovo codice non sono affatto chiari. Però, da una prima lettura, sembra che le Ong stiano già rispettando queste regole, semplicemente rispettando il diritto del mare e gli accordi internazionali, in stretta collaborazione con la Guardia costiera italiana. Che questo codice venga venduto come una grande soluzione, un grande successo e un grande lavoro, è in realtà un grande inganno, propaganda politica ed elettorale».
Una delle regole dovrebbe imporre il divieto di trasferire migranti in mare da un’imbarcazione all’altra. Che conseguenze avrebbe una misura simile?
«Renderà più difficile le operazioni di salvataggio e soprattutto impedirà che ci sia una copertura permanente della zona Sar da parte delle Ong. Fino a ora abbiamo cercato di ottimizzare le risorse per evitare che la zona Sar rimanesse senza imbarcazioni di salvataggio o, quantomeno, che fosse scoperta il minor tempo possibile. In sintesi, l’unico risultato di questa nuova regola sarebbe di far aumentare il numero di persone annegate e di allontanare occhi che lo possano testimoniare».
Quali sono stati, nelle ultime settimane, i vostri rapporti con la Guardia costiera libica? Ha mai ostacolato le vostre operazioni?
«Nell’ultimo anno abbiamo avuto diversi incontri con la Guardia costiera libica e non ci sono stati problemi, tranne che in un’occasione, poche settimane fa. Quando ci siamo avvicinati al loro motoscafo, hanno risposto esplodendo alcuni colpi di arma da fuoco in aria. Questo avviene poco dopo che l’Italia li ha rinforzati con nuove imbarcazioni e risorse, così come li ha coinvolti attivamente nelle operazioni di soccorso».
Cosa pensate di Generazione Identitaria e dell’obiettivo di ostacolare le attività delle Ong? Cosa farete se ciò avverrà, anche in collaborazione con la Guardia costiera libica?
«Mi occupo di salvataggi da più di 25 anni e non ho mai visto nessuno boicottare un’operazione di soccorso. Non possono fare nulla di tutto questo perché è illegale. La prima cosa che faranno quando si imbatteranno in un barcone insicuro, sovraccarico di persone, o a rischio di naufragio, sarà metterli in salvo distribuendo salvagenti e recuperandoli, così come impongono il diritto del mare e gli accordi internazionali. La vita umana ha la priorità su tutto il resto e richiede un’azione immediata. Quindi faranno la stessa cosa delle altre Ong».
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