Il rimorchiatore Vos Thalassa di Genova è entrato al porto di Palermo poco dopo le 14. A bordo i 14 membri dell’equipaggio scortavano 1040 persone e sette salme, migranti provenienti dall’Africa sub-sahariana e dal Maghreb, raccolti in mare da loro e da diverse navi della guardia costiera due giorni fa nel Canale di Sicilia. L’imbarcazione non fa parte di nessuna Ong, sono dei professionisti che offrono servizi di sicurezza e assistenza alle piattaforme di estrazione di idrocarburi, ma non si sono potuti esimere dall’intervenire in soccorso di un barcone in difficoltà e sono così stati costretti a cambiare i loro piani.
E i migranti riempiono completamente l’imbarcazione: alcuni sono sulle scialuppe, altri sul ponte, che non è esattamente quello di una nave ideata per trasportare così tanti passeggeri. Durante le operazioni di attracco tanti sorridono, due bambine molto piccole salutano con la mano i volontari pronti ad accoglierle sul molo, mentre una delle mamme, una donna avvolta in un velo nero, tiene una mano appoggiata sulla spalla della figlia e con l’altra manda un bacio agli uomini e le donne della Croce rossa prima di asciugarsi il volto. Le operazioni di sbarco e soccorso avvengono nel silenzio, sottolineate dal rumore dei motori della Vos Thalassa.
A rompere per la prima volta questo silenzio quasi irreale è un applauso scrosciante. Sono i migranti che accompagnano con battiti di mani e fischi lo sbarco di Carmelo Tuzzolino, il comandante del rimorchiatore. Attraversa la folla che si apre al suo passaggio e lo celebra finché il pozzallese non mette piede a terra. «C’erano diversi gommoni in mare che erano partiti dalla Libia – racconta – Li abbiamo presi a circa 45 miglia dalle coste libiche». Impresa che non si è rivelata comunque facile «Il tempo era buono, abbiamo navigato per due giorni – continua – ma gestire 1040 persone per me e il mio personale è stato durissimo». Le altre volte a rompere il silenzio sarà il rumore del martello usato per chiudere le bare e della piccola gru che le ha portate a terra.
«Noi abbiamo soccorso un barcone – spiega Tuzzolino – e vicino a noi operava la nave 302 della capitaneria di porto, che metteva i migranti in sicurezza. Le salme, invece, ce le ha consegnate la nave 303, ma erano già morti: sono cinque donne e due uomini». Intanto la macchina dell’accoglienza è in moto per dare soccorso a diverse donne incinta e ad alcuni altri passeggeri in condizioni di salute precarie. Qualcuno è anche svenuto, probabilmente per il sole. Sul posto sono presenti anche gli uomini della Questura e della guardia di finanza, che stanno cercando di individuare gli eventuali scafisti a bordo.
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