Migranti, 239 dispersi a largo delle coste libiche Il racconto dei superstiti: «Costretti a imbarcarci»

Almeno 239 persone risultano disperse dopo il naufragio di due barconi al largo delle coste libiche. Lo riferisce in un tweet Carlotta Sami, portavoce dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). La notizia, scrive la portavoce, è stata confermata da due sopravvissuti che ora si trovano a Lampedusa.

Il racconto è stato raccolto dal personale che ha dato soccorso ai 29 sopravvissuti al naufragio di ieri nel Canale di Sicilia. I migranti sono arrivati la notte scorsa a Lampedusa, tra loro una persona con gravi ustioni. La maggior parte dei profughi proviene dalla Guinea. Stanotte – dice il medico Pietro Bartolo, responsabile del poliambulatorio dell’isola – c’era una donna che mostrava la foto di un bimbo che viaggiava con lei e che è tra i dispersi. Una scena straziante».

Stando alle testimonianze, a bordo di una delle imbarcazioni ci sarebbero state circa 140 persone. I migranti hanno detto di essere stati costretti a mettersi in mare, nonostante le condizioni meteo non favorevoli. «I racconti dei 29 superstiti sono raccapriccianti – spiega Bartolo in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000 -. Hanno raccontato che per farli salire su questi due gommoni fatiscenti hanno sparato ad un uomo uccidendolo. I migranti si erano accorti che i gommoni erano fatiscenti e il mare non era nelle condizioni per una navigazione tranquilla. Nonostante questo li hanno fatti partire e dopo poche miglia è successa la tragedia».

«Una donna superstite – prosegue Bartolo – ha raccontato che per salvarsi si è aggrappata ad un cadavere. Hanno raccontato che sono stati molte ore in mare nella speranza che qualcuno li andasse a salvare. Ma quando sono arrivati i soccorritori per la maggior parte di loro non c’è stato nulla da fare. In un gommone erano presenti sicuramente tre bambini, di cui uno era la figlia di una donna superstite». La donna, racconta il medico, «ci ha fatto vedere la foto della figlia, era una mamma davvero inconsolabile. Abbiamo cercato di confortarla ma una mamma che perde una bambina non è facile da consolare. Dobbiamo pensare che sono persone con i nostri stessi sentimenti, non sono alieni». 

Il medico quindi lancia l’ennesimo appello a mettere fine alle morti. «Nel Mediterraneo ci sono decine di navi, un lavoro lodevole ma evidentemente non è la strada giusta perché la gente continua a morire. Malgrado tutti gli sforzi tra Frontex, Triton e Mare Nostrum sono morte 250 persone. Bisogna cambiare pagina e strategia e andare a prendere questa gente in terra africana. Ora spetta alla politica europea mettere fine a tutto questo».

Già ieri erano stati recuperati 12 cadaveri. I sopravvissuti hanno trovato posto nel centro d’accoglienza di Lampedusa, che però da tempo ospita un numero di persone decisamente superiore alla capienza prevista. Al momento, infatti, sono circa 700 i migranti che vivono dentro una struttura progettata per non ospitarne più di 350.

Redazione

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