Migliaia di agricoltori sotto la finestra di Musumeci «Senza i soldi dell’Europa le campagne muoiono»

«A 73 anni io coltivo ancora la terra. E col sudore delle mie braccia ho fatto studiare mia figlia, che giustamente di campagna non ne vuole sapere. Lei fa l’avvocato. Però se altri giovani volessero intraprendere questo lavoro, come fanno? Non ci sono le opportunità». Il signor Giovanni è venuto da Riesi, dall’entroterra nisseno. E insieme a circa 15mila agricoltori è a Palermo per la manifestazione indetta da Coldiretti. Lui, come tanti, regge un cartello con scritto Psr clientelare. Il riferimento è al Piano di Sviluppo Rurale, la misura principale prevista dall’Unione Europea per supportare i giovani che vogliono cimentarsi con l’antico lavoro della terra. Ebbene, come denuncia la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dall’agricoltura italiana, su 4.600 domande di nuovo insediamento per i giovani imprenditori ne sono state accolte appena 1.625 (la percentuale più bassa tra tutte le regioni). E ad oggi nessuno ha ricevuto un euro, tanto che a dicembre c’è il forte rischio che la Sicilia debba restituire le somme non spese.

«Una vergogna – commenta il signor Giovanni – Ho un mio amico che aveva chiesto questi fondi per comprare nuovi macchinari, chè con questo tempo che cambia sono fondamentali. Invece nessuna risposta, tanto che i soldi li ha dovuti sborsare lui, ma adesso è a secco come le nostre campagne d’estate. Se la stagione sarà troppo piovosa, perderà tutto. Senza i contributi europei le nostre campagne muoiono». In assenza di partiti politici che sappiano raccogliere le proprie istanze, gli agricoltori siciliani si affidano a Coldiretti. Che è stata ricevuta dal presidente della Regione Nello Musumeci. Anche se dal palco di fronte a palazzo d’Orleans si alza la richiesta di dimissioni, diretta all’assessore all’Agricoltura Edy Bandiera.

Quando dal palco allestito di fronte la sede della giunta Musumeci viene chiesto se qualcuno ha ricevuto i soldi del Psr, nessuno alza la mano. I problemi del comparto poi restano tanti. «Con queste piogge le strade rurali sono in condizioni disastrose – afferma Marco, giovane allevatore di Ravanusa – Cioè non è che prima brillassero, ma ieri, tanto per dirne una, sono rimasto bloccato con l’auto e ho dovuto chiamare mia moglie per farmi aiutare. Così ho perso una giornata di lavoro, oggi ne ho persa un’altra per essere qui a protestare. E queste cose quando poi devi tirare le somme contano parecchio». 

Gli fa eco, a fianco a lui, Sara. Neo-imprenditrice nel settore vinicolo, si scaglia contro i consorzi di bonifica. «Sono dei carrozzoni, commissariati da chissà quanti anni – dice – avrebbero dovuto avvantaggiare il settore, semplificando le procedure. Invece non conoscono le più semplici procedure online. Ci chiedono tremila euro l’ettaro per non avere neanche l’acqua. E mi dicono che non si occupano neanche della manutenzione delle strade. Agli agricoltori non servono, forse servono soltanto ai dirigenti che così possono intascare qualche buono stipendio».

Alle questioni irrisolte si associano anche le richieste del comparto: la ripresa dei percorsi enogastronomici, la ristrutturazione delle strutture agricoli (consorzi, opifici, mulini e granai), misure che tutelino dalla grande distribuzione organizzata e a favore delle specialità locali. Come testimonia ad esempio il signor Carlo, che dai Nebrodi lancia l’allarme ghiro: «Da almeno dieci anni segnaliamo a tutti gli enti che ci vengono a parlare della bontà delle nostre nocciole la proliferazione incontrollata di questi animali, che devastano i nostri raccolti. C’è da dire poi che soffriamo moltissimo la concorrenza delle nocciole importate dalla Turchia, anche se stiamo lavorando per sensibilizzare almeno le nostre comunità a preferire i prodotti locali. Costano qualcosa di più, è vero, ma sono garanzia di qualità e sono controllati in ogni aspetto della filiera».

Il corteo degli agricoltori, partito da piazza Marina, è poi giunto a piazza Indipendenza. «Siamo di nuovo qui dopo un anno e mezzo dall’ultima manifestazione, per riprenderci la nostra agricoltura – dice il presidente di Coldiretti Sicilia Francesco Ferreri – Quello che è stato il nostro passato deve essere il nostro futuro. È inammissibile che oggi si rischi di perdere i soldi del Psr, non ce lo possiamo permettere. Un’impresa sostenibile, che sta sul mercato, negli anni cambia obiettivi e prospettive: ma se intanto non riceve ciò che gli spetta come può andare avanti? I consorzi di bonifica sono strutture antiche, un costo della politica che non possiamo pagare noi agricoltori. Vogliamo prospettive future, un programma serio per il nostro settore. Noi produciamo cibo, un elemento fondamentale per le nostre vite. Per questo chiediamo dignità».

Ed è da poco terminato l’incontro dei rappresentati di Coldiretti con il governo regionale. «Ci hanno riferito che le prospettive di futuro per la Sicilia riguardano un arco temporale di dodici anni, mentre noi siamo venuti a chiedere risposte concrete e immediate – dice Ettore Prandini, presidente nazionale di Coldiretti –  Se aspettiamo tutti questi anni non ci saranno più le imprese agricole. Sul Psr c’è stato un impegno da parte del presidente e dell’assessore ad accelerare il pagamento dei vari bandi, compatibilmente con la situazione degli uffici. Che è drammatica, visto che è dal 1990 che non vengono più assunte persone. Se non spendiamo i 160 milioni di euro che ci ha dato l’Europa, la prossima volta non arriveranno altri fondi. Di fronte a questo quadro, abbiamo promesso che torneremo a mobilitarci. La Sicilia non può essere una regione di serie B».

Andrea Turco

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