Hanno finalmente raggiunto un accordo preliminare con l’azienda i lavoratori della Micron: dei 419 licenziamenti previsti in tutta Italia, ne verrà portato a termine solo un terzo. Un accordo non facile quello con la multinazionale americana della microelettronica, con sedi ad Arzano, ad Agrate e Vimercate (Monza), Catania e Avezzano (L’Aquila), rientrato solo dopo lunghi tavoli con i sindacati nella sede del Ministero del Lavoro a Roma. Nello stabilimento catanese dei 128 lavoratori in esubero annunciati dall’azienda, solo 39 quindi dovrebbero essere licenziati, ma «avranno un anno di tempo come incentivo di uscita attraverso progetti di outplacement, progetti di ricerca finanziati dalla Unione europea tramite le Regioni», come rende noto Luca Colonna, segretario nazionale della Uilm, che ha seguito la vertenza e firmato stanotte l’accordo in sede ministeriale.
«Questo accordo non soddisfa il cento per cento degli esuberi – sottolinea Stefano Materia, segretario provinciale Fiom Catania – ma sia la presidenza del Consiglio che il ministero del Lavoro hanno accettato un piano bimestrale di modifiche: se non dovessero prospettarsi soluzioni per il ricollocamento dei lavoratori, questa è una garanzia per riaprire eventualmente il tavolo di confronto», spiega il sindacalista. Secondo l’accordo preliminare firmato, il reinserimento lavorativo dovrebbe essere garantito anche dalla St Microelectronics, che a livello nazionale si è detta disponibile a riassumere 170 persone. «Il conteggio in realtà non è così semplice, e dipende anche dalla Micron, pronta a riassumere un pacchetto di 20 lavoratori a livello nazionale, più un altro da 30. Una parte di questi riguarderà Catania», conclude Materia.
Soddisfatto per l’accordo raggiunto anche il sindaco Enzo Bianco, che sottolinea il proprio «lavoro per un progressivo avvicinamento tra le parti». A Roma era presente al tavolo tecnico anche il vicesindaco Marco Consoli, che ha spiegato di aver agito «in sinergia con l’assessore regionale Linda Vancheri». Tuttavia l’assenza di un rappresentante del governo regionale nel tavolo delle trattative è stata più volte stigmatizzata dalle organizzazioni sindacali.
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