Metropolitana, fori e trivelle all’Antico corso Sovrintendenza: «Vigileremo sui beni archeologici»

Sette piccoli cantieri da corso Sicilia a via Vittorio Emanuele, passando per piazza Stesicoro. I lavori per la costruzione della nuova tratta della metropolitana di Catania – che, in futuro, da piazza Stesicoro dovrebbe portare fino all’aeroporto Vincenzo Bellini – iniziano con i carotaggi. Prelievi di terreno, profondi oltre 25 metri, che serviranno per definire gli interventi di progettazione delle gallerie in cui passeranno treni e binari. Il primo atto dell’ampliamento della rete di trasporti sotterranea etnea che, tra rinvii a giudiziorichieste di sequestro, non ha avuto vita facile. Né rapidi sviluppi. Ma a febbraio 2014 un bando pubblicato sulla Gazzetta ufficiale appaltava la progettazione esecutiva e l’esecuzione dei «lavori necessari alla realizzazione del “Prolungamento della rete ferroviaria nella tratta metropolitana di catania dalla stazione centrale F.S. all’aeroporto – tratta Stesicoro-Aeroporto 1° Lotto”». Una gara da 70milioni di euro che adesso iniziano a essere spesi. Con le analisi del terreno nella zona in cui sorgeranno le prime stazioni, l’Antico corso. «E i beni archeologici regolarmente censiti che si trovano al di sotto delle abitazioni?», si chiedono i membri del comitato popolare del quartiere, che già gestiscono il Bastione degli infetti, parte delle storiche mura fatte costruire da Carlo V. «Vigileremo», risponde la sovrintendenza.

A saggiare la consistenza del sottosuolo si è iniziato già due settimane fa, con i primi carotaggi nell’area di piazza Stesicoro. Il primo pozzetto è stato aperto in corso Sicilia. Gli altri, alcuni appena avviati e altri in fase di preparazione, sono in via Reclusorio del Lume, in via Nino Martoglio, in via Sant’Euplio e a varie altezze di via Plebiscito, fino ad arrivare ai pressi di via Vittorio Emanuele. Perché per la nuova linea della metropolitana, la Stesicoro-Aeroporto, sono previste sette fermate intermedie: Benedettini, Vittorio Emanuele, Palestro, Palermo, Verrazzano, Librino e Santa Maria Goretti. «I carotaggi servono a verificare se il suolo è geologicamente adeguato, in modo da capire come procedere per gli scavi», spiega un geologo di cantiere della Sidercem, che sta eseguendo i lavori per conto dell’azienda che si è aggiudicata l’appalto. Cioè il gruppo Cmc di Ravenna, lo stesso che – assieme alla Tecnis e alla Ccc – aveva eseguito i lavori al viadotto Scorciavacche, sulla Palermo-Agrigento, chiuso dieci giorni dopo l’inaugurazione per un cedimento anomalo. «In base al tipo di terreno – continua la Sidercem – cambierà il modo di procedere. Tecnicamente, quelle che stiamo eseguendo si chiamano indagini geognostiche». 

Ma a destare le preoccupazioni dei cittadini sono le fermate, con le conseguenti gallerie, nel pieno del centro storico. Con tutti i relativi beni archeologici censiti ma non pienamente fruibili. «Tutti i carotaggi sono stati autorizzati», rassicura Andrea Patanè, responsabile dell’unità operativa per i beni archeologici della sovrintendenza ai Beni culturali di Catania. «In corrispondenza dei buchi, che hanno un diametro di 12 centimetri, la Circumetnea dovrebbe aprire dei pozzi di ventilazione». Facendo uno slalom tra una tomba di età romana e l’altra: «Siamo a conoscenza delle necropoli e di altri resti archeologici presenti nell’area», prosegue Patanè. Dalla necropoli di Palazzo Tezzano, passando per una domus a piazza San Domenico, l’edificio sepolcrale sotto via Sant’Euplio, le terme del Bastione degli infetti e una necropoli in via Torre del vescovo. «È proprio per questi motivi che i nostri archeologi saranno presenti per tutta la durata dei lavori. Siamo vigili e se intercetteremo strutture di natura archeologica prenderemo i dovuti provvedimenti di tutela», afferma. 

Quel che è certo, però, è che gli scavi non sono esenti da rischi: «Mentre il sentiero dei binari viene scavato in profonde gallerie, le stazioni vengono scavate dall’alto, attraversando vari strati di terreno». «Allo stato attuale delle conoscenze siamo presumibilmente in una zona solo di necropoli – conclude Andrea Patanè – Sono tutte importantissime perché, sebbene non si tratti di tombe monumentali, ci danno un’idea più chiara dell’antica topografia della città di Catania». Due casi, però, destano più dubbi degli altri: «Gli scavi all’incrocio tra via Plebiscito e via Motta potrebbero interessare un lembo del Bastione del Tindaro, mentre quelli tra via Curia e via del Purgatorio sono a ridosso di tratti integri delle fortificazioni secentesche della città». Le famose mura di Carlo V, sotto alle quali – non tanto presto – passeranno i treni.

Luisa Santangelo

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