I cantieri della metropolitana di Catania sono stati aperti nel 1986. Dopo trent’anni il capoluogo etneo assiste all’inaugurazione della nuova tratta, la cosiddetta Stesicoro-Galatea. «È un momento storico per tutti i catanesi», commenta a MeridioNews l’esperto di Trasporti di Unict Giuseppe Inturri. La linea copre una lunghezza di 1,9 chilometri e si aggiunge ai già presenti 3,8 chilometri. Distanza, quest’ultima, che è stata attivata a partire dal 1999. «Effettivamente i lavori sono durati molto tempo, coprendo a oggi circa trent’anni ma – spiega Inturri – resta una delle poche opere pubbliche che ha raggiunto il completamento nelle ultime generazioni». «È difficile trovare un altro lavoro di questa portata, se ci pensiamo», aggiunge soddisfatto l’ex docente universitario. Che spiega i motivi del rallentamento dei cantieri, l’incidenza della metro nella quotidianità delle persone, passando attraverso una memoria storica.
«I tempi, fino a ora, non sono dipesi da problemi di natura tecnica bensì da una serie di complicate vicissitudine burocratiche e amministrative», dice Inturri. Che si riferisce al decennale blocco dei lavori dovuto al cosiddetto nodo Fastweb – un’altra opera sotterranea che ha impedito il proseguimento di quelli per la metro -, ai problemi economici di Tecnis, cioè la ditta che si è aggiudicata l’appalto che è stata raggiunta da un’interdittiva antimafia dopo il sequestro dell’azienda dovuto all’arresto degli imprenditori Mimmo Costanzo e Concetto Bosco Lo Giudice. Un progetto, quello della metropolitana, che ha «attraversato e accompagnato tutta la storia della città di Catania, da diversi punti di vista non solo culturali ma anche tecnologici», racconta. «Si consideri che – continua – i primi scavi su viale Ionio e via Giuffrida erano stati eseguiti a ridosso degli edifici circostanti, a cielo aperto, in alcuni casi anche con la dinamite». Mentre oggi «si applicano tecnologie e metodi ingegneristici tra i più innovativi».
Ed è proprio una svolta di innovazione nei trasporti quotidiani delle persone il naturale esito dell’opera pubblica. «Attualmente il 75 per cento dei cittadini si sposta con un mezzo privato, il 10 con uno pubblico e il resto va a piedi o in bicicletta. A godere della metro sarà proprio quel dieci che, al massimo, potrà trasformarsi in un 13 per cento». Ma «non si pensi che un aumento di tre punti percentuali sia qualcosa di insignificante, anzi è un grosso risultato per il quale a volte bisogna attendere anche decenni», dice Inturri. Però, per rendere la metropolitana etnea una possibilità virtuosa per spostarsi è necessario «intervenire sull’integrazione». Del sistema integrato che si potrebbe applicare nel territorio catanese fa alcuni esempi: «Ridisegnare le linee del trasporto su gomma di Amt per l’area urbana e di tutte quelle altre che servono la parte extra-urbana». Inoltre, per incentivare i catanesi a usufruire del trasporto interrato metropolitano «sarebbe il caso di scoraggiarli a prendere la macchina ogni mattina, aumentando pure le tariffe Sostare e dotando il territorio di parcheggi custoditi sia per le auto che per le biciclette».
E, nel dieci per cento dell’analisi sui Trasporti di Inturri, rientrano pure gli studenti universitari. «È quella fascia della società che più si sposta a piedi ma che adesso viene messa nelle condizioni di avere una fermata della metropolitana nell’arco di pochi metri», prosegue. E anche per i pedoni «bisognerebbe pensare delle agevolazioni perché – aggiunge – il sistema metropolitano presuppone di fare duecento o trecento metri a piedi e la gente è giusto che non si trovi macchine sul marciapiede o sulle strisce pedonali». Insomma «è un momento storico importante, un successo dal quale partire per creare un completo sistema di integrazione rivolto pure a decongestionare il traffico».
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