Sono passati due anni dall’esposto presentato in procura dal consigliere comunale Daniele Zuccarello che chiedeva ai magistrati di fare luce sull’affidamento di un incarico di consulenza alla società Re-Source s.a.s., da parte di Messinambiente, la partecipata che gestisce il sistema di raccolta rifiuti a Messina. Adesso è arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per Alessio Ciacci, l’ex commissario liquidatore della partecipata di via Dogali, e per Raphael Rossi, ex consulente dell’azienda e amministratore unico della Re Source s.a.s.
Il 30 marzo a decidere se i due andranno a giudizio sarà la gup Maria Vermiglio. Tutta la vicenda ruota attorno a un contratto di collaborazione – 31.334 euro, esclusa Iva, rimborsi spese per trasferte, vitto e alloggio – firmato il 3 dicembre 2014 tra Messinambiente e la Re-Sources s.a.s. Zuccarrello nel suo esposto fa notare che Rossi conclude la sua consulenza con Messinambiente il 17 ottobre 2014. Assumendo poco dopo l’incarico di amministratore unico della società Formia Rifiuti Zero e fondando il 28 novembre del 2014 la Re-Sources. Società che il 3 dicembre viene iscritta nel registro delle imprese e lo stesso giorno stipula il contratto con Messinambiente.
A far saltare la mosca al naso al consigliere Zuccarello erano state le motivazioni di Ciacci che nel contratto di affidamento, per spiegare la scelta sosteneva che occupasse «un ruolo di primaria importanza nel settore e di comprovata esperienza nella gestione dei progetti, collaborando lo stesso socio con molteplici società a partecipazione pubblica».
Piccata era stata la replica del consigliere comunale: «Se in cinque giorni ha ottenuto un ruolo di primaria importanza nel settore non oso immaginare cosa potrà fare in un mese», aveva detto. A volerci vedere chiaro adesso è anche la magistratura, chiamata a decidere se le consulenze a pagamento erano dovute o se invece ci sia stato un abuso.
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