Una grossa tegola si abbatte sul Comune di Messina. Una tegola da quasi 30 milioni di euro. Si tratta di somme dovute da Messinambiente, la società partecipata che gestisce il servizio rifiuti, per tributi non pagati Irap, Irpef e Iva. Di queste somme circa 19 milioni di euro erano già oggetto di contenzioso tra la partecipata di via Dogali e l’erario.
Il 19 ottobre dell’anno scorso l’agente di riscossione, la Serit, non essendo tenuta ad attendere la pronuncia della magistratura ordinaria, aveva aggredito direttamente il conto. E l’amministrazione comunale, maggiore azionista della partecipata, con l’allora assessore al bilancio Guido Signorino avevano proposto istanza di sospensione del procedimento esecutivo. Istanza che oggi il giudice delle esecuzioni del Tribunale di Messina, Antonino Orifici, ha rigettato.
Il procedimento a questo punto diviene esecutivo e i creditori possono procedere al recupero coattivo di quanto pignorato. A far decidere contro la richiesta di Messinambiente il fatto che quest’ultima non è società in house providing. Fattore questo che, secondo il parere del magistrato, la svincola da un rapporto diretto di gestione con palazzo Zanca. Quindi questo esclude ogni possibilità di poter seguire le procedure che concernono l’esecuzione per gli enti pubblici.
A non aver retto è stato anche il riferimento al recupero del debito attraverso il piano di riequilibrio su cui Messinambiente aveva fondato il suo ricorso. «Non sono stato ancora informato di questa decisione», spiega Giovanni Calabrò, commissario liquidatore dell’ente di via Dogali. «Dopo che avrò avuto modo di vedere di che si tratta potrò parlare. Sono somme che fanno capo a debiti maturati da altre gestioni e che sono stati inseriti nel piano di riequilibrio. Quindi – conclude Calabrò – l’amministrazione ora dovrà decidere come muoversi».
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