«I debiti del Comune di Messina sono una zavorra». Così li ha definiti l’assessore al Bilancio Luca Eller durante l’ultima seduta della prima commissione, che si occupa appunto dei conti dell’ente. A denunciarlo è il meet up del Movimento 5 stelle Grilli dello Stretto, secondo cui il dissesto finanziario più che essere dietro l’angolo è un dato di fatto. «Il piano di riequilibro decennale è squilibrato di una somma che oscilla tra i 50 ai 100milioni di euro ed entro settembre si deve cercare di riequilibrare la manovra», spiegano.
Per i pentastellati, le misure adottate dal piano di riequilibrio sono risultate insufficienti. «Ha parlato finalmente chiaro l’assessore al Bilancio, per la prima volta dopo l’ultima rassicurante dichiarazione pubblica sullo stato di salute delle finanze del Comune di Messina – si legge in una nota -. Parole che svelano una realtà che in tanti, ancora oggi, preferiscono sconoscere». A quanti hanno visto e vedono nella dichiarazione di dissesto il male peggiore per Messina gli attivisti ricordano che «nel corso di questi tre anni l’azione politica, amministrativa e di governo di questa giunta ha preferito dissimulare, affannandosi a rendere prima appetibili e poi digeribili gli effetti salvifici di un piano di riequilibrio, panacea di ogni male». E condannano la scelta di aver applicato l’aliquota massima sulla tassazione comunale. «Nessuno nega che anche in caso di dissesto queste avrebbero toccato comunque i massimi livelli – precisano -, ma se la dichiarazione di dissesto fosse arrivata immediatamente dopo l’insediamento di questa giunta, come noi auspicavamo, oggi la città sarebbe nelle condizioni di poter raccogliere i primi effetti positivi di quella scelta». E a sostegno della loro teoria ricordano gli esempi dei Comuni di Bagheria e di Augusta, entrambi governati dal Movimento Cinque Stelle. «Il dissesto non apre la strada a una cattiva amministrazione».
Le responsabilità a Messina, secondo i grillini, sono ripartiti tra vecchia e nuova classe politica perché «mentre coloro che c’erano prima hanno prodotto milioni di debiti – accusano gli attivisti – quelli che ci sono adesso, i politici dal basso, hanno disatteso ogni promessa di partecipazione e cambiamento».
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