Rappresenta uno dei tanti tesori nascosti di Messina. Molti ne ignoravano la presenza, anche se la tomba a camera che risale al periodo tra il IV e il II secolo a.C. si trova in via Cesare Battisti, una delle più trafficate della città. Quotidianamente ci si passa davanti con auto o a piedi, o meglio sopra, perché si trova sotto la scalinata che conduce alla caserma Zuccarello. Oggi, al termine di un paziente lavoro di recupero e valorizzazione costato quattromila euro, la tomba è tornata a essere fruibile.
Dopo al sua scoperta, datata 1971, e un periodo iniziale in cui è stato visitabile, il monumento è rimasto nascosto per anni nel quartiere di padre Annibale Maria di Francia. Lo spazio fu adibito a deposito di materiali provenienti da altri scavi in città, con centinaia di cassette di legno con dentro vari reperti che occupavano l’intero spazio. Una situazione che si è protratta fino a ottobre dello scorso anno, quando si è cominciato a parlare della possibilità di recuperare il sito archeologico che ricade all’interno di una più ampia necropoli che copre un arco di tempo tra il V secolo avanti Cristo e il IV dopo Cristo e si nasconde agli occhi dei messinesi, sotto l’asfalto, tra quelli che una volta erano i torrenti Zaera e Santa Marta.
Il sopralluogo fatto a ottobre dal presidente della commissione cultura Piero Adamo con la supervisione dello storico Franz Riccobono, ha permesso lo scorso anno di aver un quadro chiaro delle condizioni in cui versava la tomba. Un cancello in ferro impediva l’accesso a chiunque, ma dalle inferriate era possibile vedere le numerose cassettine in legno piene zeppe di reperti archeologici, abbandonate accanto a vari attrezzi da lavoro. Su input della commissione cultura del consiglio comunale e con il sostegno della soprintendenza ai Beni culturali, è stato dunque avviato il progetto di recupero e valorizzazione.
Grazie ad uno sforzo sinergico, otto mesi dopo il sito ha riacquistato la sua dignità e per l’occasione è tornato a Messina l’assessore regionale Carlo Vermiglio per partecipare a una festa per la città che si riappropria di uno dei suoi beni. Ecco perché c’era anche la banda della brigata Aosta e il rettore della Basilica di S. Antonio, padre Mario Magro che tanto si è impegnato perché l’obiettivo di oggi venisse raggiunto.
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