Alle 14 di oggi si è costituito al carcere di Gazzi, Adelfio Perticari, l’uomo indicato dagli investigatori come l’autore materiale dell’omicidio del ventenne Giuseppe De Francesco, freddato con due colpi di pistola calibro 38, sabato 9 aprile. Lunedì, i carabinieri del Nucleo investigativo erano andati ad arrestarlo, senza però trovarlo. Sembrava sparito nel nulla. È accusato di omicidio aggravato dal metodo e dalle finalità mafiose.
In carcere si sono recati per primi i carabinieri e nel pomeriggio anche i magistrati della Dda che stanno coordinando le indagini. Perticari dovrà spiegare ai magistrati dove si è nascosto in questi giorni e rispondere alle domande sulla dinamica dell’omicidio. Il lavoro dei militari ha permesso di ricostruire cosa è accaduto sabato mattina in un piccolo vicolo di via Gerobino Pilli, nel rione di Camaro, dove è avvenuto l’omicidio. Una stradina a metà tra una tabaccheria e il bar Oriente gestito da Perticari insieme al figlio.
Nelle ore che hanno preceduto il delitto, il 46enne è stato immortalato in sella a uno scooter con la mano «poggiata sul fianco come se tenesse una pistola pronta all’uso». Anche sull’orario dell’omicidio, gli investigatori riescono a stabilire con una certa precisione quando è avvenuto il delitto: tra le 10.36 e le 10.40 «dato che alle ore 11 De Francesco era già privo di vita presso l’ospedale Piemonte». In particolare alle 10.36 viene «registrato il passaggio di De Francesco lungo la stessa via in direzione mare-monte (verso il bar di Perticari) seguito da una serie di eventi che consentono di collocare il momento degli spari in questo frangente». Non ci sono le immagini che riprendono Perticari che spara, perché il vicolo dove si è consumato l’omicidio non era coperto da telecamere, ma gli inquirenti segnalano «un improvviso simultaneo volo di uccelli» nonché i movimenti di una serie di persone che dall’esterno della tabaccheria «guardavano tutti in direzione monte, ove si sarebbe verificata la sparatoria».
Dietro l’omicidio di De Francesco, ci sarebbero le condotte che il 20enne aveva adottato negli ultimi mesi nei confronti di persone vicine al presunto omicida. Come emerge dalle intercettazioni telefoniche e ambientali registrate dopo l’omicidio, De Francesco «sarebbe stato eliminato a causa di una serie di sgarri» e per aver picchiato il figlio di Adelfio Perticari. A rafforzare la tesi, il fatto che quando quest’ultimo era stato accompagnato negli uffici della questura per essere sottoposto a esame stub aveva dichiarato a un poliziotto «i figli non si toccano».
Sempre le immagini di videosorveglianza hanno permesso di incastrare Rosario Maccari e Giovanni D’Arrigo, arrestati con l’accusa di favoreggiamento nei confronti di Perticari. Interrogati dal gip si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. In netto contrasto con quanto da entrambi dichiarato agli investigatori durante le indagini, quando avevano detto di non saper dare indicazioni sull’omicidio, i due sono stati ripresi dalle telecamere mentre più volte in sella ai loro scooter percorrevano via Gerobino Pilli. In particolare D’Arrigo era alla guida del motorino a bordo del quale ha sfrecciato Perticari. Maccari invece trasportava sul motorino De Francesco ferito.
Un’omertà che è stata accertata dagli investigatori durante le indagini e confermata poi dai filmati. Reticenza a parlare che è stata riscontrata in tutto il rione di Camaro. Nessuno sapeva o aveva visto niente, al contrario di quanto invece hanno dimostrato le indagini. «Agli eventi hanno assistito una moltitudine di persone. E d ‘altra parte, il fatto si è consumato di sabato, a metà mattina, in un’area particolarmente trafficata – scrive il giudice per le indagini preliminari -. Eppure nessuna delle persone ha inteso fornire un contributo utile». Fatto questo che fotografa la situazione nel quartiere: «Dimostrazione del clima di omertà che deriva dal clima di assoggettamento scaturente dall’azione della criminalità mafiosa».
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