Messina, sette cinghiali in circonvallazione «Per abbatterli occorre una legge regionale»

Ormai è diventata una sindrome, soprattutto dopo l’uccisione di un uomo a Cefalù, nelle scorse settimane. A Messina le visite dei cinghiali sono sempre più frequenti e tra i cittadini si diffonde il panico. L’ultimo avvistamento, questa mattina, all’interno del complesso Concordia, in viale Regina Margherita, lungo la circonvallazione. Per ottenere rimedi efficaci occorrerà attendere il prossimo 2 settembre, quando un tavolo tecnico definirà la strategia da adottare. L’abbattimento sembra la soluzione più plausibile ma, per ora, si assiste solo a rimpalli.

Gli animali beccati a scorrazzare stamattina, sette cuccioli scappati a seguito dell’arrivo della polizia, avvisata dai residenti, si sono rifugiati non si sa dove. Gli agenti della volante hanno contattato il corpo forestale secondo cui è «il sovraffollamento a spingerli a valle, dai colli, alla ricerca di cibo. Si tratta di animali allo stato brado, che si riproducono con estrema facilità». Difficile capire, proprio per le condizioni di vita selvatiche, se sono affetti da tubercolosi, come qualcuno insinua, o da altre patologie. «Noi – fanno sapere i vertici dell’Azienda sanitaria provinciale – possiamo effettuare il controllo veterinario solo sui capi abbattuti. Ma in questo momento è più urgente capire chi e come debba catturarli».

Competente a legiferare in materia, su questo appaiono tutti d’accordo, è la Regione: «Per l’abbattimento occorre una legge regionale», fanno sapere ancora dall’ispettorato ripartimentale delle foreste di Messina, ricordando che, a livello locale, dovrebbe essere la ripartizione faunistica venatoria a sovrintendere. La forestale, insieme al sindaco, è stata a sua volta sollecitata dal prefetto. Oltre che in città, incontri ravvicinati si registrano nei villaggi dei Peloritani (Salice, Castanea, Gesso, Masse, San Michele). Proprio a Renato Accorinti, Stefano Trotta ha chiesto di «adottare urgenti provvedimenti a tutela della salute e dell’incolumità pubblica», affrontando la questione anche «nell’ambito di riunioni tecniche di coordinamento interforze per i risvolti riguardanti la sicurezza e la pubblica incolumità».

Interessato, sia da palazzo del Governo che dalla stessa amministrazione municipale, l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale. Ieri, l’assessore all’Ambiente, Daniele Ialacqua, è intervenuto in consiglio comunale. È stato il vice presidente dell’assemblea, Nino Interdonato, insieme al vice presidente della quinta Circoscrizione, Franco Laimo, a porre il problema, lo scorso 25 agosto, dopo l’avvistamento di diversi gruppi di suini in via Leonardo Sciascia, all’incrocio con viale Regina Elena.

«È stato convocato – afferma Ialacqua – per mercoledì 2 settembre, alle 12, nei locali dell’assessorato, un incontro per discutere dell’emergenza e degli interventi straordinari da assumere». «Pur evidenziando che le competenze previste dalla normativa sono variegate e sono in capo soprattutto alla Regione, alla Provincia e alla forestale», l’assessore ha voluto «prendere l’iniziativa, per conto dell’amministrazione comunale, visto l’allarme sociale che si è creato, per partecipare ad assumere per tempo interventi utili per scongiurare potenziali problematiche inerenti all’incolumità e alla salute pubblica».

Da qui, l’invito a partecipare all’incontro, rivolto a prefettura, Regione, ex Provincia, forestale, Ispra, ripartizione faunistica, Asp e Università. Oltre che ai presidenti di quartiere, al presidente della quinta commissione consiliare, al presidente e al vice presidente del consiglio comunale. «Lo scorso giugno – ricorda Ialacqua – avevo già manifestato la disponibilità a partecipare a un tavolo tecnico evidenziando, a chi di competenza, la necessità di tenere conto che buona parte del territorio comunale di Messina rientra in Zps (zona a protezione speciale). Quindi, sarebbe opportuno attenersi alle linee guida per la gestione del cinghiale nelle aree protette, pubblicate dal ministero dell’Ambiente e dall’Ispra».  

Fabio Bonasera

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