Messina, sequestrati 200 uccelli protetti Il Wwf: «Mercato florido e remunerativo»

Duecento uccelli protetti sequestrati – soprattutto cardellini – e quattordici persone denunciate a piede libero e in concorso fra loro per numerosi reati quali la detenzione e commercio di specie selvatiche particolarmente protette, furto ai danni dello Stato e maltrattamento di animali. È questo il risultato del blitz in piazza del Popolo a Messina la scorsa domenica. Un’operazione congiunta di polizia, guardie giurate del Wwf Sicilia e della Lida – Lega italiana dei diritti dell’animale – che ha portato al «sequestro più importante, per numero di animali e persone denunciate, ad oggi registrato in Sicilia ed uno dei maggiori a livello nazionale». Il commercio abusivo di uccelli di specie protette non è una novità per la Sicilia. «Quello di Messina è un sequestro importante che non ci aspettavamo. Forse lo abbiamo sottovalutato», afferma Ennio Bonfanti, coordinatore regionale delle guardie giurate del Wwf.

Il mercato più grosso è quello di Ballarò a Palermo, ma Catania non è da meno agli altri centri siciliani in quanto a compravendita di cardellini, verdoni o fringuelli. Diverse, però, appaiono le modalità nelle città. «A Catania non ci sono fenomeni aperti e spudorati come a Palermo o a Messina. Abbiamo quindi bisogno di qualche accorgimento in più per le nostre operazioni», dice Bonfanti. Ogni centro siciliano ha un suo mercato clandestino di uccelli, quindi. «È un racket florido, con guadagni ragguardevoli  e che dura tutta l’anno», afferma Bonfanti.  «Le spese sono quasi nulle perché li catturano nelle campagne», spiega.  Quelli più ricercati per il loro canto sono i cardellini. Più le gabbie sono anguste e piccole più cantano e così vivono per tutta la vita. Il prezzo varia a seconda della specie, ma anche dell’età, del sesso o del canto. Ce n’è per tutte le tasche e Messina ne ha dato una recente dimostrazione. Si va dai dieci o quindici euro per un cardellino di appena venti giorni – «che però va comprato obbligatoriamente in coppia per l’alta probabilità di morte. Circa la metà di quelli catturati di solito muore», spiega Ennio Bonfanti – passando per cinquanta euro per un cardellino maschio adulto. Le vette sono alte. Si può infatti arrivare anche oltre i mille euro per un ibrido. « È un incrocio tra il canarino e il cardellino che chiamano bastadduni».

Non c’è un target tipo per questo mercato. «Tutti i livelli della società ne sono più o meno interessati e tutti sono consapevoli che si tratta di una specie protetta, ma non gli importa», dichiara il coordinatore del Wwf. «Chi li vende, poi – continua – non sfugge di certo al controllo della mafia. Vari pregiudicati, persone con vigilanza speciale o misure cautelari di polizia erano in piazza a Messina, per fare un esempio».

E se a sud, in particolare in Sicilia, Campania e Calabria, gli uccellini vengono sfoggiati in gabbiette anguste come fossero uno status symbol, al nord la prassi è totalmente diversa. «In LombardiaVeneto ed Emilia Romagna li mangiano. Fanno polenta e osei. Qualsiasi tipo di uccellino va bene e ovviamente glieli forniamo noi», dice Ennio Bonfanti. Approfittando della scarsità di controlli vengono fatte periodicamente delle vere e proprie spedizioni per cacciagione. Diversi sono i sequestri di macchine o furgoni completamente carichi di uccellini agli imbarchi per lasciare l’Isola o lungo la strada, ma moltissimi sono quelli che sfuggono. «In alternativa ci sono sempre i rimasugli delle vendite o anche le femmine che non cantano e quindi sono molto meno ricercate», aggiunge.

Il piatto della bilancia dei controlli pesa troppo poco rispetto a quello del mercato nero di uccelli protetti, inoltre le sanzioni sono basse. Proprio per questo ai denunciati di Messina si contestano diversi reati. «Speriamo che la multa possa essere tanto salata da fare da deterrente, ma è la mentalità che deve cambiare», conclude Ennio Bonfanti.

 

[Foto di Wwf Sicilia]

desireemiranda

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