Ci sono volute oltre 12 ore di dibattito e confronto serrato in aula, ma alla fine il Salva Messina, la manovra lacrime e sangue proposta dal sindaco Cateno De Luca per evitare il dissesto è stata approvata. Con venti favorevoli, sei contrari e due astenuti il documento sviscerato nelle settimane che hanno preceduto la votazioni, ha ottenuto il consenso dell’aula. «Abbiamo fatto in venti giorni quello che lo scorso consiglio non ha fatto in cinque anni», ha ringraziato De Luca.
«Oggi si mette un punto, i provvedimenti che arriveranno in aula devono rispettare il documento che è stato votato oggi. C’è un lavoro immane da fare, e ho bisogno di avere dall’aula una definizione dei punti lungo cui muoversi». Il sindaco ha poi annunciato che ritirerà le sue dimissioni e presenterà quelle da deputato regionale. «Il dado è tratto: spero che la città sia messa in condizione, un domani, di ringraziarci. Questo dipenderà dalla consequenzialità dei nostri atti e dei nostri comportamenti. Questa sera è stato dato un forte segnale in questo senso. Evviva Messina, evviva le istituzioni».
Ma prima di arrivare a questa altra vittoria, De Luca ha dovuto convincere ogni singolo consigliere della bontà di questo provvedimento. La seduta è cominciata con una pregiudiziale: «Chi ha interessi diretti, conflitti di interesse nel sistema dei servizi sociali e delle partecipate esca dall’aula». Lavori sospesi per oltre mezz’ora per poi passare in rassegna tutti singoli aspetti che sono stati ampiamente sviscerati nelle settimane precedenti. Con una novità. A sostegno di quanto detto in questi giorni De Luca ha portato in aula vari dossier. E ha continuato ad attaccare i sindacati: «Esiste un sindacato – ha detto – che a dispetto di quanti hanno invece dato la vita per i diritti e per i lavoratori, sostiene il malaffare e la malagestio. Sono stato vilipeso da alcuni sindacalisti guappi».
Poi il sindaco ha annunciato lo smantellamento del dipartimento dei servizi sociali. «In giornata firmerò i provvedimenti di trasferimento», ha detto stamattina. Ieri ai consiglieri ha consegnato una relazione indagine commissionata ai vigili urbani e dalla quale verrebbero fuori numerose anomalie. Servizi non resi o resi non in maniera corretta, che vanno a sommarsi ai costi esosi sostenuti dal comune per garantirli. Come nel caso di Casa Serena, gestita dalla cooperativa Genesi, dove un utente costerebbe 23mila euro annui e Casa di Vincenzo, dove il costo per l’accoglienza di 14 clochard sarebbe di 250mila euro annui. Ha quindi parlato di connivenza tra funzionari del dipartimento e cooperative, con la presenza di parenti dei funzionari all’interno delle società, tra cui la stessa Genesi, che gestiscono i servizi. Di tutto sarebbe già stato informata la Procura della repubblica.
Poi è toccato alle partecipate, in particolare dell’Azienda trasporti che avrebbe accumulato debiti per oltre 50 milioni di euro e ribadito quanto detto sulle anomalie riscontrate e contenute nella relazione di inizio mandato e confluite nel Salva Messina. Una manovra che è stata pensata per evitare il dissesto e dalla mezzanotte di ieri è scattato il conto alla rovescia in vista della scadenza del 23 novembre. Termine ultimo per presentare la rimodulazione del piano di riequilibrio.
Tra i consiglieri chi ha votato a favore del Salva Messina richiama il concetto di «responsabilità». «Non possiamo essere per il dissesto – spiega Felice Calabrò, del Pd – Oggi votiamo una dichiarazione di intenti. Su ogni singolo provvedimento ci misureremo». Stessa lunghezza d‘onda per Antonella Russo, collega di partito: «Studieremo le carte che ci ha consegnato. Capisco che non siamo nelle condizioni di creare nuovi posti di lavoro, ma non possiamo salvare Messina rischiando di ammazzare i messinesi». Di diverso avviso Piero La Tona, Pdr. «Non sono per il dissesto, almeno fino a quando non è nei fatti. Se possiamo avere un minimo barlume di speranza perché buttare tutto a mare. Chiedo si riformuli la parte dei servizi sociali». Anche per Alessandro Russo di LiberaMe «andare al dissesto oggi sarebbe una sciocchezza. Siamo disposti a un sacrificio, ma lei deve ritirare le dimissioni», mentre Salvatore Sorbello del gruppo misto, parla di «inferno». «Siamo messi davanti a una scelta e io non mi sento un irresponsabile: fin quando si può evitare io sono sempre per evitare il dissesto».
Gli unici Contrari i Cinque stelle che già ieri mattina avevano annunciato il loro no, «perché questo pacchetto non si può votare – ha detto Andrea Argento, capogruppo in consiglio – Ci siamo confrontati con il sindaco di Bagheria che ha dichiarato il dissesto. Stessa situazione ad Augusta. Siamo in una situazione in cui i cittadini stanno già pagando le conseguenze del dissesto». Anche se, al termine delle dichiarazioni di voto, la pentastellata Cristina Cannistrà ha dato disponibilità al dialogo sui singoli provvedimenti che verranno portati in aula.
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