Proseguono le indagini della procura di Messina dopo il sequestro di due sale operatorie all’ospedale Papardo della stessa città. Il provvedimento della giudice per le indagini preliminari (gip) Tiziana Leanza è stato eseguito a seguito delle denunce presentate dai familiari di due pazienti che erano morti a distanza di pochi giorni da interventi di cardiochirurgia a cui si erano sottoposti. Sabato scorso le indagini hanno portato al sequestro di due sale operatorie del reparto di Cardiochirurgia dell’ospedale. L’indagine è per omicidio colposo: sei le persone indagate, tra loro anche figure di vertice dell’ospedale Papardo. Intanto sono stati trasferiti a Catania, in strutture sanitarie, alcuni pazienti del reparto. Dalle verifiche – effettuate anche con il supporto di consulenti tecnici – è emerso che le morti relative alle denunce si inseriscono in un novero più ampio di casi analoghi, avvenuti nel reparto sanitario ai danni di pazienti sottoposti a interventi di varia natura, a cui erano stati installati valvole cardiache o bypass coronarici. L’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio, è stata avviata dopo le denunce presentate tra settembre e ottobre dai familiari di due pazienti che erano deceduti a distanza di pochi giorni dall’operazione per infezioni tipicamente ospedaliere.
La procura ha nominato un consulente tecnico, che nella sua relazione ha riscontrato il superamento delle soglie di rilievo della presenza di agenti patogeni nelle acque utilizzate nelle sale operatorie per il lavaggio della strumentazione sanitaria e l’assenza di filtri applicati ai rubinetti. Dalle analisi della consulenza sulle superfici esaminate sono state rilevate, inoltre, numerose criticità in termini di salubrità degli ambienti operatori, con il superamento delle soglie di rilievo della presenza di agenti patogeni e altri microrganismi. «Andremo avanti sino in fondo, affinché venga fatta piena luce su ciò che è realmente accaduto e vengano date le risposte richieste dai familiari sulla morte della loro congiunta», dice Massimiliano Fabio, legale della famiglia della 60enne Donatella Canfora, la donna originaria di Capo d’Orlando deceduta lo scorso 2 ottobre dopo essere stata sottoposta, il 24 settembre, a un intervento di cardiochirurgia per l’esecuzione di un bypass aorto-coronarico. «Il sequestro delle sale operatorie, che rappresenta certamente un fatto importante nell’ottica delle indagini, interviene dopo l’esecuzione dell’accertamento tecnico irripetibile al quale abbiamo partecipato – aggiunge l’avvocato – e si innesca in una approfondita attività da parte degli inquirenti, per cui abbiamo ipotizzato anche l’eventuale estumulazione – cioè l’estrazione di una salma dal loculo – qualora si ritenesse necessaria per l’esecuzione degli opportuni accertamenti».
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