Tre telefoni cellulari sono stati trovati nel carcere di Gazzi, a Messina. Lunedì sera gli uomini della polizia penitenziaria durante un’ispezione hanno scoperto «tre microcellulari perfettamente funzionanti e regolarmente utilizzati da alcuni detenuti del reparto media sicurezza», spiega Giuseppe Conte, segretario provinciale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe.
Coordinata dal comandante di reparto, l’ispezione è scattata alle 21. «I cellulari erano nascosti negli slip e all’interno dei cuscini di spugna in uso agli stessi detenuti. Ritrovati anche cavetti e carica batterie». Il problema è capire come siano entrati nel carcere sfuggendo ai controlli.
Donato Capece, segretario generale del Sappe, ricorda come «sulla questione relativa all’utilizzo abusivo di telefoni cellulari e di altra strumentazione tecnologica che può permettere comunicazioni non consentite, è ormai indifferibile adottare tutti quegli interventi che mettano in grado la polizia penitenziaria di contrastare la rapida innovazione tecnologica e la continua miniaturizzazione degli apparecchi, che risultano sempre meno rilevabili con i normali strumenti di controllo».
Il sindacato invoca quindi più assunzioni di agenti di penitenziaria e il finanziamento di interventi per «schermare gli istituti penitenziari e neutralizzare la possibilità di utilizzo di qualsiasi mezzo di comunicazione non consentito». E ancora sarebbe utile «dotare tutti i reparti di polizia penitenziaria di appositi rilevatori di telefoni cellulari per ristabilire serenità lavorativa ed efficienza istituzionale».
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