Messina, lo Iacp sfratta l’associazione per disabili Debito di 22mila euro, «ci basiamo su volontariato»

Se non pagano 22mila euro entro dieci giorni dovranno abbandonare la sede dove svolgono i laboratori creativi. Si tratta di nove ragazzi, tutti disabili, alcuni anche gravi, che da anni svolgono attività laboratoriali e progetti di vario tipo all’interno della sede delle associazioni Acca Gaia e Meter e Miles

La sede si trova al piano terra di una delle palazzine Iacp di Pistunina. L’Istituto autonomo case popolari ha infatti notificato al presidente Saro Visicaro l’ingiunzione di sfratto. Nella lettera, sottoscritta dall’avvocato Giuseppe Corvaia, l’istituto concede dieci giorni di tempo per liberare le stanze da tutti gli arredi. Lo sfratto è stato determinato dall’accumularsi di una somma arretrata per le pigioni dovute che supera i 22mila euro. Somma accumulatasi, come sottolineato dal legale, anche per il mancato ottemperamento da parte delle associazioni ad un piano di ammortamento concesso in precedenza. 

Unica possibilità per scongiurare il provvedimento è pagare il debito entro dieci giorni. Una chimera per un’associazione che si basa esclusivamente sul volontariato. «Abbiamo questa sede nella zona Sud e dovremmo pagare un canone mensile di 190 euro – spiega Visicaro – È vero non abbiamo pagato, ma perché avevamo chiesto di fare un comodato uso o di cambiare rapporto tra l’associazione di volontariato e Iacp sottoscrivendo un protocollo di intesa affinché le botteghe che vengono considerate tali, e quindi sono soggette a un canone per attività commerciale, vengano tramutate come locali per attività sociali». 

Ma queste richieste non hanno trovato seguito e negli anni i debiti si sono accumulati fino ad arrivare all’ingiunzione di sfatto. «In questa città sembra che tutto sia complicatissimo. E non siamo gli unici a trovarci in queste condizioni – prosegue Visicaro -. Un ente come lo Iacp nasce come ente sociale e non dovrebbe contrastare quello che facciamo ma agevolarci. La situazione dovrebbe essere risolta a livello istituzionale». Nel frattempo Ambra, Vincenzo, Michele, Marco e i loro amici temono di perdere i loro laboratorio. Non riescono a capire il perché. E non è facile spiegarlo. «Quella sede rappresenta un avamposto nella zona sud – conclude – e chiuderlo sarebbe una sconfitta per tutti».

Simona Arena

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