Messina, le prime sentenze nel processo Matassa Una condanna e un’assoluzione per i due poliziotti

Arrivano le prime condanne per gli imputati del processo aperto dopo l’inchiesta Matassa, che a maggio ha fatto luce sugli intrecci tra Cosa nostra, politica e imprenditoria in riva allo Stretto, compreso il presunto voto di scambio nelle elezioni del 2013 e gli affari attorno allo stadio San Filippo. Per cinque delle persone coinvolte nell’inchiesta che hanno scelto il rito abbreviato, la gup Maria Vermiglio ha disposto una assoluzione e quattro condanne. Assolto per non aver commesso il fatto il poliziotto in pensione Stefano Genovese. Condannato a otto mesi, invece, l’altro agente della polizia, Michelangelo La Malfa, ritenuto responsabile di un caso di corruzione elettorale in occasione delle elezioni politiche. Condannati a sei anni e otto mesi per rapina, invece, Pietro Costa, Fortunato Magazzù e per Carmelo Catalano

La Procura aveva chiesto la condanna a due anni per i poliziotti, a otto per Costa, a sei anni e otto mesi per Magazzù e a quattro per Catalano. La gup Vermiglio non ha accordato le provvisionali alle parti civili. Gli imputati sono stati condannati, invece, anche alle spese sostenute dalle parti civili, liquidandole in duemila euro ciascuna, comprese le associazioni antiracket Paolo Borsellino, Codici Sicilia e Codice Onlus. Dopo la condanna di La Malfa, i legali che lo difendono, gli avvocati Nino Cacia e Alessandro Billè hanno pntualizzato: «Prendiamo atto della sentenza assolutoria per il nostro assistito per l’ipotesi di corruzione elettorale amministrativa. Nell’attesa di leggere le motivazioni della sentenza non possiamo che rilevare come la stessa gup abbia verosimilmente circoscritto le condotte, ridimensionando l’originaria contestazione, anche alla luce dell’assoluzione totale, per lo stesso fatto, del coimputato Stefano Genovese».

Il prossimo 8 febbraio si apre il processo per gli altri indagati. Tra di loro i deputati Francantonio Genovese e Franco Rinaldi, gli ex consiglieri comunali Paolo David e Giuseppe Capurro e l’imprenditore Paolo Siracusano.

Simona Arena

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