Messina, la polizia sgombera il teatro Pinelli «Vogliono mettere i sigilli alla cultura»

Il teatro Pinelli sta a Messina come il Coppola a Catania, il Valle a Roma, il Garibaldi a Palermo. È l’ultimo, in ordine di tempo, dei teatri occupati nelle grandi città di tutta Italia. Luoghi lasciati per anni al degrado e all’abbandono, riscoperti e rilanciati da gruppi di cittadini, artisti, militanti dei collettivi. Stamattina intorno alle 8:30 la polizia ha sgomberato gli occupanti del teatro Pinelli, all’interno della zona della Fiera campionaria di Messina. Un imponente schieramento di forze dell’ordine: sei camionette della celere e un elicottero, con rinforzi venuti da Catania, secondo quanto riferiscono i testimoni. All’interno del teatro erano rimasti in dieci per la notte e sono stati colti impreparati.

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Non ci sono stati scontri, nessuno si aspettava uno sgombero. Soprattutto ora, vista l’apertura anche di organi pubblici e di associazioni super partes. «Recentemente anche il genio civile e l’ordine degli architetti si erano schierati dalla nostra parte»,

spiega Giulia Giordano, 26 anni, attrice e tra gli occupanti del Pinelli. Giulia è una dei dieci destinatari della notifica del provvedimento di sgombero e di sequestro preventivo, disposto dal Gip del Tribunale di Messina Daniela Urbani. Di questi il più grande ha 40 anni, ma si tratta soprattutto di ragazzi tra i 23 e 27 anni. I reati contestati sono
invasione di pubblici edifici e imbrattamento
in concorso, apertura abusiva di luoghi di spettacolo e intrattenimento senza le prescrizioni dell’autorità a tutela dell’incolumità pubblica. Quest’ultimo reato in particolare è messo in relazione con le disposizioni del Testo unico della legge sulla pubblica sicurezza che subordina il rilascio delle licenze per i teatri alla verifica di una commissione tecnica per la sicurezza dell’edificio.

La notizia stamattina si è sparsa velocemente sui social network. «È come voler mettere i sigilli alla cultura – scrive Giuliana Etera sulla pagina Facebook del Pinelli – Teatro, musica, l’arte in generale fa bene all’uomo, non solo lo accultura, lo rende libero, fa da humus all’immaginazione che qualcuno vorrebbe ovattata, forse vorrebbe paludosa e inabitata». «Ci sentivamo protetti dal consenso popolare, qualche giorno fa abbiamo fatto una festa a cui hanno partecipato cinquanta bambini, tra cui molti rom», sottolinea Giulia. Il cantiere al Pinelli era in piena attività. A diciassette anni di distanza dalla chiusura, avvenuta nel 1995, e 35 anni dopo la prima inaugurazione che nel 1977 vide protagonista Andrea Camilleri, gli occupanti avevano un gran da fare per ristrutturare il teatro a loro spese.

Una struttura che ricade all’interno di una vasta area, di decine di migliaia di metri quadri, di demanio marittimo, quindi di competenza della Regione, ma che tuttavia dal 1994 è stata affidata in gestione all’autorità portuale. «Questo è un posto bellissimo – spiega Giulia – su cui l’autorità portuale vuole speculare d’accordo con la Confindustria locale: vogliono realizzare approdi per i croceristi. Per questo ci hanno sgomberato con la scusa dell’agibilità, perché i nostri progetti sono opposti, noi vogliamo spazi comuni gestiti dal basso». Gli occupanti tuttavia non si arrendono. «Se una collettività occupa due mesi un posto per restituirlo a tutti, è un reato. Non è reato per nessuno che un posto costato tantissimi soldi alla collettività sia lasciato a marcire per anni», scrivono sul sito del teatro occupato.

Nel pomeriggio dopo una conferenza stampa all’aperto, decine di persone hanno bloccato il traffico delle auto in viale Libertà, proprio davanti al teatro. «Hanno partecipato studenti, mamme, professori universitari – continua Giulia – la città in qualche modo ha reagito, e per Messina è già un traguardo». Stasera è prevista una festa davanti al teatro, mentre domani mattina gli studenti medi per protesta scenderanno in piazza. «Noi da qui non ce ne andiamo – conclude Giulia – e appena avremo la forza ci riprenderemo questo posto».

[Video di MessinaOra e foto di Teatro Pinelli]

Salvo Catalano

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