Messina, inaugurazione nuova sede del museo Direttrice: «Ospiterà pezzi finora mai esposti»

Ci sono voluti 30 anni e più di undici milioni di euro per avere una nuova sede. Alla fine, però, la promessa fatta dall’assessore ai Beni Culturali, Carlo Vermiglio, è stata mantenuta. Oggi ha aperto il nuovo museo di Messina. O almeno una prima parte di esso. Nelle intenzioni dell’assessorato regionali dovrebbe diventare uno dei più importanti poli culturali per il Meridione, a partire dai nuovi spazi: una superficie di 4800 metri quadrati -pari a quasi quanto tre campi da calcio – dove sarà possibile esporre 20mila oggetti. Numeri che lo renderanno il più grande museo del Sud. 

A essere esposti saranno reperti archeologici, maioliche, opere pittoriche, sculture, gioielli e quanto rimane della Messina prima del terremoto del 1908. Oggetti finora custoditi dentro cassette e scatole nascosti agli occhi del pubblico per mancanza di spazio. Troveranno adeguata sistemazione le pale di Antonello da Messina, le due tele del Caravaggio o le opere del Montorsoli. Un tesoro fino a ora solo in parte esposto nel vecchio museo della ex filanda che invece adesso ospiterà la mostra Mediterraneo luoghi e miti, capolavori del Mart, il museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto. Un centinaio di opere che per filo conduttore hanno il Mediterraneo. Con tele di Fontana, Guttuso, De Chirico, Morandi e Carrà in esposizione fino al 5 marzo. 

In occasione dell’inaugurazione del nuovo museo, per tutto il finesettimana l’ingresso sarà gratuito. Oggi dalle 20 alle 24, mentre domani verrà rispettato l’orario consueto dalle 9 alle 18.30. Domenica, infine, sarà possibile visitarlo dalle 9 alle 12.30. L’apertura al momento interessa solo il primo piano del nuovo museo dove è esposta la vera statua del Nettuno del Montorsoli, la cui riproduzione troneggia nella fontana che si trova davanti la prefettura. Novità assoluta, l’ala dedicata ai reperti archeologici che raccontano la storia di Messina dall’età del Bronzo medio in avanti, attraversando le varie dominazioni che hanno fatto di Messina una delle città più importanti del mondo antico. 

«Oggi abbiamo varato una prima parte – ha spiegato Caterina Di Giacomo, direttrice del museo -. Mi è stato fatto notare che il termine varo non sia stato mai adoperato in questo contesto, ma non è stata una scelta casuale. L’ho scelto per la posizione panoramica di questo edificio che dialoga con il mare dai finestroni a vela che marcano la facciata. E poi – continua – nel settore archeologico è presenta anche una parte dedicata ai recuperi subacquei. C’è anche esposto il rostro recuperato nelle acque di Acqualadrone nel 2008. Senza dimenticare – conclude – la mostra del Mart che ha come filo conduttore il Mediterraneo»

Simona Arena

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