Si lavora a Messina per salvare la barca dal naufragio. L’amministrazione Accorinti tenta il tutto per tutto per sciogliere i dubbi dei consiglieri comunali che hanno lunedì hanno respinto la delibera di affidamento servizio di gestione e raccolta rifiuti alla Messina servizi bene comune. La nuova società in house providing, nata su scelta del consiglio comunale a febbraio dopo che il civico consesso ha anche approvato il piano Aro, è così rimasta una scatola vuota. E il 30 scade la proroga, l’ultima possibile, a Messinambiente per la gestione rifiuti. Il tempo per riproporre la delibera è davvero poco ed è per questo che l’amministrazione ha scelto di incontrare i capigruppo e la presidenza del consiglio per valutare congiuntamente la situazione relativa alla delibera. Alla fine dell’incontro l’assessore allo Sviluppo economico Guido Signorino ha prodotto un documento che sotto forma dello schema della domanda e della risposta cerca di dissipare le perplessità del consiglio comunale.
A partire dal rischio della bancarotta fraudolenta. Signorino cita l’articolo 216 della legge fallimentare, spiegando che «si commette bancarotta fraudolenta quando si riduce il patrimonio o l’attivo di un’impresa, provocando volutamente danno ai creditori dell’azienda». La seconda domanda riguarda quali sono le risorse che portano attivo a Messinambiente. «Sostanzialmente due – scrive l’assessore -. L’affidamento del servizio e i beni strumentali (mezzi e immobili). Il lavoro è (ovviamente) la ricchezza principale dell’azienda, ma i lavoratori non sono proprietà dell’impresa; se l’azienda perde le commesse, il lavoro diventa un puro costo. Dobbiamo ricordare – continua Signorino – che il prossimo 30 giugno (tra 14 giorni) l’affidamento che consente a Messinambiente di svolgere il servizio di igiene urbana scadrà senza possibilità di proroga. Per conseguenza l’azienda non potrà continuare l’attività. Dal punto di vista aziendale, non avendo più un’attività che produce ricavi, Messinambiente dovrà eliminare immediatamente le più dirette fonti di costo (licenziare i lavoratori) senza che questi abbiano alcuna garanzia di continuità. Se non lo facesse – sottolinea – commetterebbe bancarotta, perché incrementerebbe consapevolmente le sue perdite».
Su cosa fare per evitare l’interruzione del servizio e il licenziamento dei lavoratori, le idee di Signorino sono chiare: «L’amministrazione ha da tempo predisposto la proposta di delibera per l’affidamento dell’appalto alla nuova azienda (Messina servizi bene comune, ndr) che consente la continuità del servizio e offre la garanzia della continuità occupazionale alle maestranze». L’affidamento peraltro escluderebbe la bancarotta. «L’attuale contratto di Messinambiente scade il 30 giugno senza possibilità di rinnovo – aggiunge -. L’appalto quindi non rientra tra le risorse con cui pagare i creditori. Se invece il consiglio affida il servizio alla nuova società non solo non determina bancarotta, ma favorisce la liquidazione non fallimentare dell’azienda, perché elimina il costo più rilevante e consente di ottenere utili dall’affitto dei mezzi».
Rimane l’esigenza di fare al più presto. «Essendo spirata ogni possibile proroga, e avendo la Regione messo in guardia le amministrazioni da ogni reiterazione, il sindaco non potrebbe fare una nuova ordinanza. La conseguenza sarebbe l’impossibilità per Messinambiente e per qualunque altro soggetto (pubblico o privato) di raccogliere la spazzatura da terra. A questo si aggiunge la perdita del posto di lavoro per più di 500 persone. Un disastro ecologico, civico e sociale», avverte l’assessore allo Sviluppo economico.
Dopo avere tentato di rispondere alle perplessità dei consiglieri, Signorino conclude sostenendo che «per l’amministrazione il bivio è tra il baratro e il rilancio del servizio, con un nuovo management, una nuova organizzazione, la diffusione della raccolta differenziata (che ha dato già ottimi risultati nei quartieri in cui è partita), un sistema rinnovato nella gestione del servizio». Basteranno questi chiarimenti ai consiglieri comunali? Sembra di no perché già qualcuno al termine del confronto di ieri ha pensato che la migliore soluzione sia il ritiro, in autotutela, da parte della giunta, della delibera di costituzione della Messina servizi bene comune.
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