Messina, ex consigliere David esce dai domiciliari Arrestato nel 2016, è accusato di voto di scambio

Il 12 maggio scattava all’alba l’operazione Matassa condotta da polizia e direzione distrettuale antimafia sugli affari dei clan di Camaro e Santa Lucia Sopra Contesse, che ha svelato il sistema messo in atto dalla cosca per procacciare voti durante gli anni delle elezioni regionali prima, nell’ottobre 2012, e comunali poi, nella primavera successiva. 

Ieri, a poco più di un anno di distanza, è tornato in libertà Paolo David. L’ex consigliere comunale messinese, sotto processo per voto di scambio, era stato arrestato e portato in carcere, per poi passare ai domiciliari dieci giorni dopo. Da ieri per lui soltanto l’obbligo di dimora nel capoluogo. I giudici hanno accolto l’istanza del difensore, l’avvocato Nino Favazzo. A David viene contestata l’associazione a delinquere finalizzata a reati di corruzione elettorale, in una inchiesta che ha visto gli inquirenti perseguire anche ipotesi di reato che vanno dalle estorsioni allo spaccio di droga, passando per l’acquisizione e la gestione di attività economiche e appalti. 

Durante le indagini sarebbe emerso come la compravendita di voti durante la tornate elettorali finite sotto esame sarebbe stata mediata dalle famiglie mafiose dei quartieri Camaro-San Paolo e Santa Lucia Sopra Contesse. In mesi e mesi di indagini gli investigatori hanno documentato come per indirizzare i consensi gli imputati si sarebbero serviti di tutto. Dalle semplice buste della spesa alla consegna di somme in denaro, fino ad arrivare ad assunzioni presso strutture sanitarie. 

«Ostacolavano il libero esercizio del diritto di voto procurando voti a Franco Rinaldi, Francantonio Genovese e Paolo David in occasione delle consultazioni elettorali per il rinnovo del consiglio regionale del 2012, delle elezioni politiche del 2013 e delle elezioni amministrative 2013, in cambio di utilità di varia natura», scrivono i magistrati. David, oltre a essere imputato nel processo Matassa, è alla sbarra anche per il caso gettonopoli sulle presenze lampo durante le commissioni consiliari.

Simona Arena

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