Messina, dopo la tentata aggressione al sindaco Ferlisi: «Mi dimetto da capo della municipale»

Tanto tuonò che piovve. Il tentativo di aggressione di ieri ai danni del sindaco di Messina, l’ennesimo nelle ultime settimane, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Proprio questa mattina, intervenendo nel corso di una conferenza stampa tenuta da Renato Accorinti, Calogero Ferlisi ha rassegnato le proprie dimissioni dalla guida del Corpo di polizia municipale. Il comandante, che è anche dirigente dell’avvocatura di palazzo Zanca, ha consegnato una lettera nella quale rimette il mandato nelle mani del primo cittadino e del suo esecutivo. «È stato riaperto un vecchio discorso che va avanti da mesi – spiega Accorinti – Ferlisi non ce la fa a dirigere entrambi i dipartimenti e chiede di potersi dedicare più all’avvocatura, con tranquillità e senza polemiche. Ne parleremo in giunta e valuteremo con serenità il da farsi, alla presenza dello stesso comandante».

Il dirigente, nella sua lettera, conferma «la piena disponibilità a mantenere l’incarico di direzione dell’avvocatura». Parla invece di «difficoltà oggettiva» nell’assolvere i compiti di comandante della polizia municipale. A rafforzare la sua determinazione sono i fatti di ieri, dei quali si assume «la piena oggettiva responsabilità», seppur consapevole della «grave carenza di organico». È la solita storia della coperta troppo corta, con il personale dei vigili urbani abbondantemente sottodimensionato a causa delle conclamate difficoltà nel reperire le risorse necessarie a procedere a nuove assunzioni. Secondo i parametri fissati dalla Regione, con decreto assessoriale, nel 1993, basati su superficie, popolazione, scuole e quartieri, la pianta organica dovrebbe contemplare 1.108 unità. In realtà, in servizio ci sono 326 vigili, appena un terzo, con un’età media ben oltre i 50 anni.

L’antefatto risale alla mattinata di ieri, quando un giovane armato di bastone, urlante e minaccioso, è riuscito ad arrivare alla porta della stanza del sindaco. Lì è stato neutralizzato prima che potesse passare ai fatti. Non nuovo a proteste, il ragazzo è uno di coloro che hanno perso la casa nel 2009, durante l’alluvione di Altolia. Il Comune avrebbe pure tentato di rispondere alle sue richieste e a quelle dei parenti ma le varie sistemazioni proposte non sarebbero state accolte a causa della presenza in famiglia di persone con problemi di salute. «L’incresciosa situazione – afferma Accorinti, insieme all’assessore alle Politiche della casa, Sebastiano Pino, riguardo al tentativo di aggressione – impone la necessità di rimarcare che nessun atto di prevaricazione o di violenza dovrà essere tollerato e che non rappresenterà in nessun caso un metodo per trovare soluzioni a problemi seppur gravi. Sarà compito degli organi competenti individuare e punire le responsabilità nel caso specifico».

Scendendo nel merito della questione abitativa, il primo cittadino ribadisce che, «fin dal suo insediamento, questa amministrazione pone la massima attenzione alle problematiche delle persone che, come il protagonista di questo episodio, si trovano in grave stato di difficoltà, ricercando le soluzioni adeguate per attenuarne lo stato di disagio. Per vari motivi, finora, i richiedenti non hanno ritenuto di accettare le proposte avanzate, ma – conclude – proprio in questi giorni, come sanno anche gli interessati, si sta lavorando per un’alternativa che si ritiene possa essere quella definitiva. Tenuto conto dell’estrema criticità nella quale si sono trovati ieri sera i componenti del nucleo familiare, sono state intanto trovate soluzioni che nell’immediato possano attenuare l’oggettivo stato di forte disagio».

Fabio Bonasera

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