C’è chi è andato a dormire dai familiari. Chi invece ha deciso di restare a casa, nonostante la paura che si possano ripetere dei crolli. Non hanno trascorso la notte tranquilli, ma non sanno dove andare. «Sono vent’anni che ci ripetono che queste case sono a rischio», racconta uno dei residenti del complesso Poggio dei Pini in contrada Avarna a San Michele, frazione collinare di Messina, dove sabato è venuto giù il muro di contenimento della palazzina lotto quattro, isolando 45 famiglie. Un boato e poi il crollo. Il muro ha ostruito la via di accesso alle palazzine soprastanti e danneggiato alcune delle auto dei residenti. La violenza del cedimento è stata tale che la terra è arrivata fin sulla strada di un altro complesso residenziale che si trova subito sotto le palazzine Poggio dei Pini, poco prima dell’accesso allo svincolo autostradale Giostra.
Il lotto di case che sovrasta il muro crollato era disabitato già da tempo. Nel 2009 un’altra frana ne aveva reso necessario lo sgombero. Vivono invece interi nuclei familiari nelle palazzine costruite al di sotto del muro di contenimento. Su queste e sulle auto parcheggiate sono piombati terra e interi pezzi di cemento. La paura che altri crolli si possano verificare a causa della pioggia ha spinto molti di loro ad andarsene. Stessa scelta anche per quanti abitano nei palazzi sopra il lotto 4 che possono raggiungere le loro case solo a piedi e sono anche senza gas. L’erogazione è stata interrotta a causa di una fuga.
«Lo scandalo inatteso non è la frana – tuona Alessandro Russo, ex presidente del V quartiere -, ma che dal 2009 non si sia fatto nulla. Complesso costruito su una montagna che frana, area R4 a rischio idrogeologico massimo, tutto conosciuto da tutti. Ma nessun ufficio che abbia affrontato il problema per risolverlo. Nel 2012 come quinto quartiere denunciammo e documentammo come le fessurazioni dei muri portanti delle palazzine si allargassero costantemente, come certi muri esterni di contenimento fossero irrisori, come gli abitanti del complesso vivessero ogni giorno nel puro terrore di vedersi franare la casa addosso. Mai nessuna risposta. Sempre la burocrazia a ostacolare tutto: mancanza di risorse, controversie legali, contenziosi… E si continua a lasciare vivere decine di famiglie in una vera e propria bomba a orologeria».
I residenti rimasti nelle loro case hanno trascorso una domenica atipica tra sopralluoghi di tecnici del Comune e delle Protezione civile. «I vigili del fuoco hanno realizzato una rampa d’accesso ma non per veicoli – spiegano i residenti -, giusto per consentirci di lasciare a piedi il complesso. Sono case costruite 27 anni fa che necessitano delle dovute manutenzioni. Crollano i muri, si rompono i tubi. Si interviene solo dopo che accadono le cose». C’è poi chi ricorda che quello di ieri non è il primo cedimento. «Già cinque anni fa uno dei muri di contenimento aveva ceduto. Avevamo udito alcuni rumori durante la notte e al mattino abbiamo visto la terra che si era riversata dentro il complesso. Gli operai sono intervenuti, ma i cedimenti si ripetono. Non ci sentiamo sicuri e purtroppo non sappiamo dove altro andare».
Sul posto anche ieri protezione Civile, municipale, vigili del fuoco e forze dell’ordine. I carabinieri hanno predisposto dei servizi antisciacallaggio per tutelare quei residenti che hanno lasciato incustodite le proprie case. Per la notte è stato approntato anche un presidio dei vigili urbani. Dopo il sopralluogo, nel pomeriggio a palazzo Zanca alla presenza del sindaco Renato Accorinti, «è stato stilato un programma degli interventi da attuare nell’immediato – spiega l’assessore Sergio De Cola -. L’amministrazione comunale metterà a disposizione i mezzi dell’autoparco per realizzare una strada di accesso alle palazzine che sono rimaste isolate. Siamo in un contesto privato, non possiamo fare di più. Successivamente hanno garantito che provvederanno alla messa in sicurezza dei luoghi, previo progetto da sottoporre al Genio civile».
Sull’eventuale possibilità di reperire alloggi per i residenti di Poggio dei Pini, il dipartimento Politiche sociali ha chiarito che non ci sono strutture a disposizione. Anche ieri in contrada Averna c’erano gli assistenti sociali del Comune per dare sostegno a quanti hanno vissuto questo nuovo crollo e continuano a vivere nel terrore.
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